Negli anni fra la ricostruzione e il miracolo economico la grande impresa italiana aveva al suo interno divisioni tecniche di vario genere. Non mancavano i dipartimenti responsabili della progettazione dei prodotti, che sono particolarmente interessanti dal punto di vista della storia del design, ma questo testo si sofferma sul caso di altri centri di progettazione collettiva all’interno dell’industria, che operarono prevalentemente nel campo della comunicazione e dell’immagine: si tratta dei dipartimenti conosciuti all’epoca con nomi come Servizio propaganda o Direzione stampa e pubblicità, che almeno fino alla fine degli anni Sessanta, sono stati straordinari laboratori di produzione culturale. I personaggi che diressero gli uffici di pubblicità dell’industria e molti di quelli che lavorarono al loro interno – da Dino Villani (Motta) a Leonardo Sinisgalli (Linoleum, Olivetti, Pirelli, Finmeccanica, Alitalia, Eni), da Arrigo Castellani (Pirelli) a Ignazio Weiss e Riccardo Musatti (Olivetti), da Gianni Bordoli (la Rinascente) a Orio Vergani (Barilla), da Carlo Fedeli (Italsider) a Guido Bezzola (Ferrania) – erano spesso intellettuali e, anche quando non provenivano da una formazione umanistica, mostrarono un grande interesse per la promozione dell’arte e della cultura. D’altra parte, tali figure furono protagoniste di una stagione della comunicazione d’impresa ancora fortemente collegata agli aspetti tecnico-produttivi dell’industria. Essi svolsero un ruolo di mediazione importante tra le aziende e gli esponenti delle nascenti professioni della comunicazione visiva: designer, grafici, fotografi e illustratori, che divennero a loro volta raffinati interpreti della nuova civiltà industriale, di cui si dibatteva in quegli anni. Il testo analizza l'attività di tali dipartimenti interni all'industria, con particolare atenzione ai casi de La Rinascente, Olivetti, Pirelli e Italsider. Il contributo intende sottolineare come tali strutture siano state anche importanti laboratori di produzione collettiva, che favorirono la formazione di un livello medio della professione, nel campo del design della comunicazione e di settori affini, garantendo continuità e diffusione al lavoro dei “maestri”.
Comunicazione e cultura dentro l’industria. gli uffici propaganda nelle grandi aziende del secondo dopoguerra
VINTI, Carlo
2014-01-01
Abstract
Negli anni fra la ricostruzione e il miracolo economico la grande impresa italiana aveva al suo interno divisioni tecniche di vario genere. Non mancavano i dipartimenti responsabili della progettazione dei prodotti, che sono particolarmente interessanti dal punto di vista della storia del design, ma questo testo si sofferma sul caso di altri centri di progettazione collettiva all’interno dell’industria, che operarono prevalentemente nel campo della comunicazione e dell’immagine: si tratta dei dipartimenti conosciuti all’epoca con nomi come Servizio propaganda o Direzione stampa e pubblicità, che almeno fino alla fine degli anni Sessanta, sono stati straordinari laboratori di produzione culturale. I personaggi che diressero gli uffici di pubblicità dell’industria e molti di quelli che lavorarono al loro interno – da Dino Villani (Motta) a Leonardo Sinisgalli (Linoleum, Olivetti, Pirelli, Finmeccanica, Alitalia, Eni), da Arrigo Castellani (Pirelli) a Ignazio Weiss e Riccardo Musatti (Olivetti), da Gianni Bordoli (la Rinascente) a Orio Vergani (Barilla), da Carlo Fedeli (Italsider) a Guido Bezzola (Ferrania) – erano spesso intellettuali e, anche quando non provenivano da una formazione umanistica, mostrarono un grande interesse per la promozione dell’arte e della cultura. D’altra parte, tali figure furono protagoniste di una stagione della comunicazione d’impresa ancora fortemente collegata agli aspetti tecnico-produttivi dell’industria. Essi svolsero un ruolo di mediazione importante tra le aziende e gli esponenti delle nascenti professioni della comunicazione visiva: designer, grafici, fotografi e illustratori, che divennero a loro volta raffinati interpreti della nuova civiltà industriale, di cui si dibatteva in quegli anni. Il testo analizza l'attività di tali dipartimenti interni all'industria, con particolare atenzione ai casi de La Rinascente, Olivetti, Pirelli e Italsider. Il contributo intende sottolineare come tali strutture siano state anche importanti laboratori di produzione collettiva, che favorirono la formazione di un livello medio della professione, nel campo del design della comunicazione e di settori affini, garantendo continuità e diffusione al lavoro dei “maestri”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.