Lo studio degli alimenti nutraceutici e funzionali come arma di prevenzione delle più comuni patologie, che ancora oggi interessano i Paesi occidentali, ha portato all’ingresso sul mercato di una quantità sempre maggiore e variegata di alimenti arricchiti da molecole benefiche. Tuttavia manca allo stato attuale una guida per aiutare il consumatore ad orientare le sue scelte1. In tale contesto, questo studio vuole porre l’attenzione sul latte, alimento di origine animale di rilevante importanza nella dieta non solo dell’infanzia ma anche dell’età adulta e matura. Durante la fase della prima infanzia nell’uomo, in particolare, il latte ha la prerogativa di essere alimento essenziale in quanto il lattante non ha alcuna diversa possibilità di alimentarsi. A tal proposito, nei casi di assenza di latte materno e/o allorquando gli infanti presentano forme di allergie alimentari alle proteine del latte vaccino (APLV), il trattamento alimentare prevede la somministrazione di formulati ipoallergenici, derivati dal latte bovino o dalla soia, che, dal punto di vista composizionale, presentano alcuni valori simili a quelli del latte di donna. Infatti le differenze qualitative esistenti in origine tra le caratteristiche del latte umano e di quello vaccino vengono eliminate nella produzione industriale di latti per l’infanzia attraverso, per esempio, un sostanziale rimaneggiamento della quota lipidica mediante l’utilizzo di oli vegetali. Tuttavia, le miscele di oli vegetali utilizzate nelle formule non consentono di replicare da un punto di vista qualitativo il contenuto lipidico del latte materno, soprattutto perché carenti in acidi grassi polinsaturi a lunga catena. A tal proposito, da più di un decennio, la scienza medica in generale e il settore della pediatria in particolare hanno rivolto l’attenzione verso la possibilità di utilizzare il latte di asina nell’alimentazione degli infanti. Ciò ha portato ad un aumento delle sperimentazioni mirate a valutare la qualità nutrizionale di questo latte caratterizzato dalla presenza di fattori di natura proteica e lipidica molto simili a quelli ritrovati nel latte umano e da una digeribilità altissima grazie anche alla frazione dei triacilgliceroli che, nella tipologia e distribuzione stereospecifica degli acidi grassi, presentano l’acido palmitico esterificato in posizione 2 della molecola del glicerolo, come osservato nel latte di donna, invece che l’acido oleico come nel latte di vacca2. Inoltre, il latte d’asina, il cui utilizzo alimentare e la cui commercializzazione sono regolamentati a livello comunitario (Regg.CE 852 e 853/2004) viene apprezzato per le caratteristiche di naturalità, genuinità e novità legate alla filiera produttiva “corta” 3. Al fine di evidenziare differenze e somiglianze nel profilo degli acidi grassi, sono stati analizzati campioni di latte di donna, di latte in polvere per lattanti (età: 0-6 mesi) e di proseguimento (età: > 6mesi), di latte di vacca e di latte di asina. Sugli esteri metilici degli acidi grassi4 di ciascun campione di latte è stata determinata la composizione acidica mediante GC-FID/MS. L’identificazione di tutti i componenti è stata effettuata attraverso il confronto con miscele standard e i risultati espressi in g sul totale degli esteri metilici degli acidi grassi identificati (100g). Sono stati calcolati gli indici Aterogenico (IA) e Trombogenico (IT) secondo le equazioni proposte da Ulbricht e Southgate5. I dati ottenuti sono stati sottoposti ad analisi della varianza6 con un modello monofattoriale che ha preso in considerazione la variabile tipologia di latte. I risultati confermano il basso tenore in acidi grassi saturi del latte di asina rispetto al latte bovino (49,03±1,71 vs 72,73±2,10 g/100g) che, unitamente ad un elevato tenore in acidi grassi polinsaturi (21,88±0,43 vs 4,09±0,53 g/100g) ed ai bassi IA (1,07±0,23 vs 3,39±0,29) e IT (0,64±0,20 vs 3,14±0,25), rendono il latte di asina un alimento di grande interesse nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, autoimmuni e infiammatorie. Da sottolineare l’alto tenore in acidi grassi polinsaturi della serie n3 (8,77±0,21 vs 1,67±0,26 g/100g), costituenti caratteristici degli oli di pesce, che attraverso la sintesi di mediatori lipidici, gli eicosanoidi, tutti dotati di attività antiinfiammatoria, antiaggregante e non immunosoppressoria, svolgono un certo ruolo sull’esito dei trapianti, su alcune forme di neoplasie, sullo sviluppo fisico e neuropsichico7. In conclusione, appare evidente che il latte di asina, per le sue peculiarità composizionali ed organolettiche e per l’elevata digeribilità, può rappresentare un alimento alternativo nella dieta non solo nell’infanzia ma anche un valido nutraceutico in età geriatrica7.

Il latte di asina: un alimento nutraceutico non solo per l’infanzia

FANTUZ, Francesco;
2012-01-01

Abstract

Lo studio degli alimenti nutraceutici e funzionali come arma di prevenzione delle più comuni patologie, che ancora oggi interessano i Paesi occidentali, ha portato all’ingresso sul mercato di una quantità sempre maggiore e variegata di alimenti arricchiti da molecole benefiche. Tuttavia manca allo stato attuale una guida per aiutare il consumatore ad orientare le sue scelte1. In tale contesto, questo studio vuole porre l’attenzione sul latte, alimento di origine animale di rilevante importanza nella dieta non solo dell’infanzia ma anche dell’età adulta e matura. Durante la fase della prima infanzia nell’uomo, in particolare, il latte ha la prerogativa di essere alimento essenziale in quanto il lattante non ha alcuna diversa possibilità di alimentarsi. A tal proposito, nei casi di assenza di latte materno e/o allorquando gli infanti presentano forme di allergie alimentari alle proteine del latte vaccino (APLV), il trattamento alimentare prevede la somministrazione di formulati ipoallergenici, derivati dal latte bovino o dalla soia, che, dal punto di vista composizionale, presentano alcuni valori simili a quelli del latte di donna. Infatti le differenze qualitative esistenti in origine tra le caratteristiche del latte umano e di quello vaccino vengono eliminate nella produzione industriale di latti per l’infanzia attraverso, per esempio, un sostanziale rimaneggiamento della quota lipidica mediante l’utilizzo di oli vegetali. Tuttavia, le miscele di oli vegetali utilizzate nelle formule non consentono di replicare da un punto di vista qualitativo il contenuto lipidico del latte materno, soprattutto perché carenti in acidi grassi polinsaturi a lunga catena. A tal proposito, da più di un decennio, la scienza medica in generale e il settore della pediatria in particolare hanno rivolto l’attenzione verso la possibilità di utilizzare il latte di asina nell’alimentazione degli infanti. Ciò ha portato ad un aumento delle sperimentazioni mirate a valutare la qualità nutrizionale di questo latte caratterizzato dalla presenza di fattori di natura proteica e lipidica molto simili a quelli ritrovati nel latte umano e da una digeribilità altissima grazie anche alla frazione dei triacilgliceroli che, nella tipologia e distribuzione stereospecifica degli acidi grassi, presentano l’acido palmitico esterificato in posizione 2 della molecola del glicerolo, come osservato nel latte di donna, invece che l’acido oleico come nel latte di vacca2. Inoltre, il latte d’asina, il cui utilizzo alimentare e la cui commercializzazione sono regolamentati a livello comunitario (Regg.CE 852 e 853/2004) viene apprezzato per le caratteristiche di naturalità, genuinità e novità legate alla filiera produttiva “corta” 3. Al fine di evidenziare differenze e somiglianze nel profilo degli acidi grassi, sono stati analizzati campioni di latte di donna, di latte in polvere per lattanti (età: 0-6 mesi) e di proseguimento (età: > 6mesi), di latte di vacca e di latte di asina. Sugli esteri metilici degli acidi grassi4 di ciascun campione di latte è stata determinata la composizione acidica mediante GC-FID/MS. L’identificazione di tutti i componenti è stata effettuata attraverso il confronto con miscele standard e i risultati espressi in g sul totale degli esteri metilici degli acidi grassi identificati (100g). Sono stati calcolati gli indici Aterogenico (IA) e Trombogenico (IT) secondo le equazioni proposte da Ulbricht e Southgate5. I dati ottenuti sono stati sottoposti ad analisi della varianza6 con un modello monofattoriale che ha preso in considerazione la variabile tipologia di latte. I risultati confermano il basso tenore in acidi grassi saturi del latte di asina rispetto al latte bovino (49,03±1,71 vs 72,73±2,10 g/100g) che, unitamente ad un elevato tenore in acidi grassi polinsaturi (21,88±0,43 vs 4,09±0,53 g/100g) ed ai bassi IA (1,07±0,23 vs 3,39±0,29) e IT (0,64±0,20 vs 3,14±0,25), rendono il latte di asina un alimento di grande interesse nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, autoimmuni e infiammatorie. Da sottolineare l’alto tenore in acidi grassi polinsaturi della serie n3 (8,77±0,21 vs 1,67±0,26 g/100g), costituenti caratteristici degli oli di pesce, che attraverso la sintesi di mediatori lipidici, gli eicosanoidi, tutti dotati di attività antiinfiammatoria, antiaggregante e non immunosoppressoria, svolgono un certo ruolo sull’esito dei trapianti, su alcune forme di neoplasie, sullo sviluppo fisico e neuropsichico7. In conclusione, appare evidente che il latte di asina, per le sue peculiarità composizionali ed organolettiche e per l’elevata digeribilità, può rappresentare un alimento alternativo nella dieta non solo nell’infanzia ma anche un valido nutraceutico in età geriatrica7.
2012
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