I vuoti urbani sono ormai così numerosi da potersi declinare in generi e specie. I parcheggi, i piazzali, gli slarghi casuali distribuiti sui tracciati urbani, le aree di risulta, le discariche, gli interporti, i campi di sosta, le centrali, e così via. Oggi, lo spazio aperto si è dilatato, ampliato, connotandosi sempre più come una grandezza residuale, di margine appunto, sede di attività sociali marginali ed emarginate rispetto alle consolidate strutture urbane. necessario prevedere un’azione di recupero e ridefinizione di tali spazi aperti . E’ indispensabile che il “non luogo” privo di identità e relazioni diventi un “luogo” vissuto, dotato di significato, attraverso un processo di progettazione transdisciplinare di architettura, tecnica e tecnologia. La necessità è quella di raggiungere una elevata qualità non solo spaziale, ma ambientale, energetica e percettiva .
Il vuoto tra le case
COCCI GRIFONI, ROBERTA
2012-01-01
Abstract
I vuoti urbani sono ormai così numerosi da potersi declinare in generi e specie. I parcheggi, i piazzali, gli slarghi casuali distribuiti sui tracciati urbani, le aree di risulta, le discariche, gli interporti, i campi di sosta, le centrali, e così via. Oggi, lo spazio aperto si è dilatato, ampliato, connotandosi sempre più come una grandezza residuale, di margine appunto, sede di attività sociali marginali ed emarginate rispetto alle consolidate strutture urbane. necessario prevedere un’azione di recupero e ridefinizione di tali spazi aperti . E’ indispensabile che il “non luogo” privo di identità e relazioni diventi un “luogo” vissuto, dotato di significato, attraverso un processo di progettazione transdisciplinare di architettura, tecnica e tecnologia. La necessità è quella di raggiungere una elevata qualità non solo spaziale, ma ambientale, energetica e percettiva .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.