Vengono analizzate le categorie della storia sacra quanto quelle della storia naturale. E non per screditare le une o le altre, ma per impiegarle entrambe, alla ricerca di una sintesi. Gli eventi posti a raffronto sono sostanzialmente la “caduta” nel paradiso terrestre e la “ominazione” da cui saremmo derivati. se qualcosa di riferibile ad una caduta si è determinata nella preistoria umana ciò è accaduto in tempi relativamente prossimi; in un periodo “collocabile a partire dai 50.000 anni or sono, in pieno paleolitico medio” (o ‘superiore'?). E ciò perché in quel periodo l'uomo era fisicamente e intellettualmente realizzato, era geograficamente diffuso, aveva sviluppo culturale omogeneo e possedeva concezioni religiose. La “caduta” richiede un uomo completo, unico e religioso. La difficoltà da affrontare è la ardua conciliazione tra il “progresso” evolutivo che la paleontologia assegna all'uomo e l'idea di “caduta”. Nel passaggio tra un'epoca mitico-religiosa e l'avvento della filo­sofia scientifica, siamo abituati a registrare un “progresso”, che si esprime nella razionalizzazìone del mondo e nello sviluppo tecnologico. Come collocare in questo progresso, anzi proprio all'origine di questo progresso, un qualche evento riferibile ad una “caduta”? L'antinomia viene risolta definendo due diverse modalità della religione: una anteriore naturale-intuitiva ed una posteriore clericale-manichea, tra le quali si colloca la “caduta”. La religione naturale (o “religione minimale”) è apertura verso il trascendente, aspirazione all'eternità. Il clericalismo manicheo, denominato con un neologismo “teoetotomistico”, è invece quello che si occupa moralisticamente del dualismo “bene-male”, “luce-tenebre”.

Metamorfosi della ragione. Esegesi evoluzionistico psico-sociologica di Genesi 1, 3 ed implicazioni bioetiche

PETRELLI, Fabio;
1994-01-01

Abstract

Vengono analizzate le categorie della storia sacra quanto quelle della storia naturale. E non per screditare le une o le altre, ma per impiegarle entrambe, alla ricerca di una sintesi. Gli eventi posti a raffronto sono sostanzialmente la “caduta” nel paradiso terrestre e la “ominazione” da cui saremmo derivati. se qualcosa di riferibile ad una caduta si è determinata nella preistoria umana ciò è accaduto in tempi relativamente prossimi; in un periodo “collocabile a partire dai 50.000 anni or sono, in pieno paleolitico medio” (o ‘superiore'?). E ciò perché in quel periodo l'uomo era fisicamente e intellettualmente realizzato, era geograficamente diffuso, aveva sviluppo culturale omogeneo e possedeva concezioni religiose. La “caduta” richiede un uomo completo, unico e religioso. La difficoltà da affrontare è la ardua conciliazione tra il “progresso” evolutivo che la paleontologia assegna all'uomo e l'idea di “caduta”. Nel passaggio tra un'epoca mitico-religiosa e l'avvento della filo­sofia scientifica, siamo abituati a registrare un “progresso”, che si esprime nella razionalizzazìone del mondo e nello sviluppo tecnologico. Come collocare in questo progresso, anzi proprio all'origine di questo progresso, un qualche evento riferibile ad una “caduta”? L'antinomia viene risolta definendo due diverse modalità della religione: una anteriore naturale-intuitiva ed una posteriore clericale-manichea, tra le quali si colloca la “caduta”. La religione naturale (o “religione minimale”) è apertura verso il trascendente, aspirazione all'eternità. Il clericalismo manicheo, denominato con un neologismo “teoetotomistico”, è invece quello che si occupa moralisticamente del dualismo “bene-male”, “luce-tenebre”.
1994
9788867680078
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