ABSTRACT Lo studio della personalità del delinquente è recentemente divenuto una componente integrante e un 'indispensabile sussidio nell' applicazione delle leggi penali; si è affermata quindi la tenden- za a riconoscere la necessità di una sempre più stretta collaborazio- ne tra Scienza e Diritto nella moderna indagine criminologica. Da sperimentazioni recenti, particolarmente in ambito compor- tamentistico comparato, si è meglio delineato il ruolo spettante all'ereditarietà in relazione all'ambiente, il quale, secondo Kall- mann, può essere considerato "la culla o la tomba del genoma". Nel merito, un interessante contributo ci è stato fornito dagli studi sui cromosomi, i quali, come è noto, sono i portatori dei caratteri ereditari, sia fisiologici che patologici. Essi sono entità individuali ed autonome, costanti e specifiche per ogni determina- ta specie, capaci di autoreplicarsi e di mantenere le loro proprietà morfologiche attraverso successive divisioni cellulari. Come regola generale, il numero, la morfologia e le dimensio- ni dei cromosomi sono costanti in ogni specie, tuttavia esistono casi di variabilità di tali parametri. L'insieme dei cromosomi in ogni cellula costituisce il "corredo cromosomico" e mediante il termine "cariotipo" si indica l'insieme delle caratteristiche che identificano un particolare corredo cromosomico. Negli Umani sono presenti due cromosomi coinvolti nella determinazione del sesso, diversi nel maschio e nella femmina, detti "cromosomi sessuali" o "eterocromosomi" o "gonosomi". I restanti cromosomi del corredo, detti "autosomi", uguali a due a due, l'uno di origine patema, l'altro di origine materna, vengono definiti "cromosomi omologhi" . Particolare attenzione va rivolta ai "gonosomi". Questi, infatti, sono responsabili della determinazione del sesso, in base ad un rapporto matematico che ritroviamo in tutti i viventi, quindi anche negli Umani. Il sesso femminile risulta essere "diploide-bilanciato", in quanto derivante dall 'incontro di due "eterocromosomi" omologhi corri- spondenti, cioè X e X, mentre quello maschile pur essendo diploide non appare bilanciato, poiché costituito da due "eterocromosomi" corrispondenti non omologhi, cioè X e Y. Ne deriva che, essendo l'eterocromosoma Y un cromosoma andato incontro ad un processo di involuzione riduttiva, esso viene trascurato nel computo generale dei cromosomi, per cui il rapporto tra gli eterocromosomi (indicati con X) e gli altri cromosomi, od autosomi (indicati con A), viene ad essere dato dalla legge di Hart- mann: per il sesso femminile, 1= 2X/2A = 2/2 = l (semplificando mate- maticamente); per il sesso maschile, I=1X/2A = 1/2=0,5 (sempre semplificando matematicamente ). Se in campo patologico tale rapporto venga ad essere complica- to dalla presenza di eterocromosomi in soprannumero, potremo avere per "I" valori maggiori di l, soggetti iperfemmine; se minori di 0,5, soggetti ipermaschi; se compresi fra l o 0,5, soggetti inter- sessi. Alcuni autori hanno condotto la correlazione tra il disequilibrio cromosomico sessuale ed il comportamento ad una più schematica assunzione: l 'iperfemminilizzazione conduce a debolezza mentale, mentre l 'ipermascolinizzazione a delinquenza (Portigliatti - Barbos M.). Studi anche molto accurati, condotti prevalentemente in In- ghilterra (1 akobs) e in Francia (Gautier), hanno permesso di rilevare tra i devianti violenti una frequenza di soggetti a costituzione cromosomiale XXYY di ben 70 volte maggiore rispetto alla norma, e di soggetti a costituzione cromosomiale XYY, di 55-60 volte maggiore. Ciò ha indotto a ritenere possibile una correlazione positiva tra aggressività e presenza di eterocromosomi Y in sopran- numero. Per comprendere a pieno il significato e le possibili conseguen- ze di aberrazioni gonosomiche, risulterà senz'altro opportuna una breve introduzione sulla struttura della cellula e sul suo ruolo nella trasmissione dell 'informazione genetica. La cellula è l'unità biologica fondamentale. Ogni cellula deriva dalla divisione di una preesistente cellula: "omnis cellula e cellula", noto aforisma formulato dal grande pa- tologo tedesco Virchow. La divisione cellulare viene detta mito si o cariocinesi, se si tratta di cellule somatiche (Weissmann); meiosi (dal greco ~u"(Vu~ = riduco), se si tratta di cellule germinali, le quali, essendo destinate a fondersi nell'anfimixi, devono a tale scopo ridurre il proprio corredo cromosomiale da diploide in aploide, per mantenere inva- riato il contenuto genomico nello zigote. Me Clung (1901 - 1902) formulò l'ipotesi, sostenuta più tardi anche da Stevens e Wilson (1905 ), che la determinazione del sesso fosse legata ad alcuni cromosomi speciali. La conferma sperimen- tale della teoria cromosomica dell' ereditarietà fu data da Morgan che, con i suoi collaboratori Sturtevante Bridges, attribuì ai "geni" (Johann Timoféef - Ress6wsky) o "unità ereditaria", una sede ben precisa (foci) nei cromosomi. Una delle più grandi scoperte della Biologia moderna è certa- mente quella che ha portato all' identificazione della natura chimica del "gene". Nel 1944 Avery, Premio N6bel per la Medicina, lavorando in collaborazione con altri due scienziati, Me Loud e Me Cartey, riuscì a dimostrare che il materiale ereditario è costituito da acido desossiribonucleico (ADN), e, venti anni più tardi, Watson e Crick ne individuarono la formula di struttura. Ciò significa che i numerosi geni costituenti il genoma sono strutture derivanti da una complessa organizzazione spazi ale della macromolecola dell' ADN. La "informazione genetica" è un segnale in codice (codice genetico), che si esplica, per così dire, mediante le diverse combi- nazioni di sequenza delle quattro basi, puriniche e pirimidiniche (l'adenina, la timina, la guanina e la citosina) che lo costituiscono. Esiste inoltre un altro acido nucleico: l' ARN (acido ribonuclei- co). In maniera molto semplificata possiamo dire che uno dei suoi ruoli principali è contenere l'informazione genetica in forma complementare rispetto all' ADN e trasportarla come messaggio nella sede in cui avverrà la sintesi della proteina, donde la definizio- ne di "messaggero genetico". Le proteine sono dunque la realizza- zione fenotipica dell' azione genica; esse rappresentano il punto di partenza di tutta una serie di processi biochimici e morfologici, che si tradurranno infine nella manifestazione dei caratteri ereditari osservabili.
L'Antropologia Forense
PETRELLI, Fabio;
1987-01-01
Abstract
ABSTRACT Lo studio della personalità del delinquente è recentemente divenuto una componente integrante e un 'indispensabile sussidio nell' applicazione delle leggi penali; si è affermata quindi la tenden- za a riconoscere la necessità di una sempre più stretta collaborazio- ne tra Scienza e Diritto nella moderna indagine criminologica. Da sperimentazioni recenti, particolarmente in ambito compor- tamentistico comparato, si è meglio delineato il ruolo spettante all'ereditarietà in relazione all'ambiente, il quale, secondo Kall- mann, può essere considerato "la culla o la tomba del genoma". Nel merito, un interessante contributo ci è stato fornito dagli studi sui cromosomi, i quali, come è noto, sono i portatori dei caratteri ereditari, sia fisiologici che patologici. Essi sono entità individuali ed autonome, costanti e specifiche per ogni determina- ta specie, capaci di autoreplicarsi e di mantenere le loro proprietà morfologiche attraverso successive divisioni cellulari. Come regola generale, il numero, la morfologia e le dimensio- ni dei cromosomi sono costanti in ogni specie, tuttavia esistono casi di variabilità di tali parametri. L'insieme dei cromosomi in ogni cellula costituisce il "corredo cromosomico" e mediante il termine "cariotipo" si indica l'insieme delle caratteristiche che identificano un particolare corredo cromosomico. Negli Umani sono presenti due cromosomi coinvolti nella determinazione del sesso, diversi nel maschio e nella femmina, detti "cromosomi sessuali" o "eterocromosomi" o "gonosomi". I restanti cromosomi del corredo, detti "autosomi", uguali a due a due, l'uno di origine patema, l'altro di origine materna, vengono definiti "cromosomi omologhi" . Particolare attenzione va rivolta ai "gonosomi". Questi, infatti, sono responsabili della determinazione del sesso, in base ad un rapporto matematico che ritroviamo in tutti i viventi, quindi anche negli Umani. Il sesso femminile risulta essere "diploide-bilanciato", in quanto derivante dall 'incontro di due "eterocromosomi" omologhi corri- spondenti, cioè X e X, mentre quello maschile pur essendo diploide non appare bilanciato, poiché costituito da due "eterocromosomi" corrispondenti non omologhi, cioè X e Y. Ne deriva che, essendo l'eterocromosoma Y un cromosoma andato incontro ad un processo di involuzione riduttiva, esso viene trascurato nel computo generale dei cromosomi, per cui il rapporto tra gli eterocromosomi (indicati con X) e gli altri cromosomi, od autosomi (indicati con A), viene ad essere dato dalla legge di Hart- mann: per il sesso femminile, 1= 2X/2A = 2/2 = l (semplificando mate- maticamente); per il sesso maschile, I=1X/2A = 1/2=0,5 (sempre semplificando matematicamente ). Se in campo patologico tale rapporto venga ad essere complica- to dalla presenza di eterocromosomi in soprannumero, potremo avere per "I" valori maggiori di l, soggetti iperfemmine; se minori di 0,5, soggetti ipermaschi; se compresi fra l o 0,5, soggetti inter- sessi. Alcuni autori hanno condotto la correlazione tra il disequilibrio cromosomico sessuale ed il comportamento ad una più schematica assunzione: l 'iperfemminilizzazione conduce a debolezza mentale, mentre l 'ipermascolinizzazione a delinquenza (Portigliatti - Barbos M.). Studi anche molto accurati, condotti prevalentemente in In- ghilterra (1 akobs) e in Francia (Gautier), hanno permesso di rilevare tra i devianti violenti una frequenza di soggetti a costituzione cromosomiale XXYY di ben 70 volte maggiore rispetto alla norma, e di soggetti a costituzione cromosomiale XYY, di 55-60 volte maggiore. Ciò ha indotto a ritenere possibile una correlazione positiva tra aggressività e presenza di eterocromosomi Y in sopran- numero. Per comprendere a pieno il significato e le possibili conseguen- ze di aberrazioni gonosomiche, risulterà senz'altro opportuna una breve introduzione sulla struttura della cellula e sul suo ruolo nella trasmissione dell 'informazione genetica. La cellula è l'unità biologica fondamentale. Ogni cellula deriva dalla divisione di una preesistente cellula: "omnis cellula e cellula", noto aforisma formulato dal grande pa- tologo tedesco Virchow. La divisione cellulare viene detta mito si o cariocinesi, se si tratta di cellule somatiche (Weissmann); meiosi (dal greco ~u"(Vu~ = riduco), se si tratta di cellule germinali, le quali, essendo destinate a fondersi nell'anfimixi, devono a tale scopo ridurre il proprio corredo cromosomiale da diploide in aploide, per mantenere inva- riato il contenuto genomico nello zigote. Me Clung (1901 - 1902) formulò l'ipotesi, sostenuta più tardi anche da Stevens e Wilson (1905 ), che la determinazione del sesso fosse legata ad alcuni cromosomi speciali. La conferma sperimen- tale della teoria cromosomica dell' ereditarietà fu data da Morgan che, con i suoi collaboratori Sturtevante Bridges, attribuì ai "geni" (Johann Timoféef - Ress6wsky) o "unità ereditaria", una sede ben precisa (foci) nei cromosomi. Una delle più grandi scoperte della Biologia moderna è certa- mente quella che ha portato all' identificazione della natura chimica del "gene". Nel 1944 Avery, Premio N6bel per la Medicina, lavorando in collaborazione con altri due scienziati, Me Loud e Me Cartey, riuscì a dimostrare che il materiale ereditario è costituito da acido desossiribonucleico (ADN), e, venti anni più tardi, Watson e Crick ne individuarono la formula di struttura. Ciò significa che i numerosi geni costituenti il genoma sono strutture derivanti da una complessa organizzazione spazi ale della macromolecola dell' ADN. La "informazione genetica" è un segnale in codice (codice genetico), che si esplica, per così dire, mediante le diverse combi- nazioni di sequenza delle quattro basi, puriniche e pirimidiniche (l'adenina, la timina, la guanina e la citosina) che lo costituiscono. Esiste inoltre un altro acido nucleico: l' ARN (acido ribonuclei- co). In maniera molto semplificata possiamo dire che uno dei suoi ruoli principali è contenere l'informazione genetica in forma complementare rispetto all' ADN e trasportarla come messaggio nella sede in cui avverrà la sintesi della proteina, donde la definizio- ne di "messaggero genetico". Le proteine sono dunque la realizza- zione fenotipica dell' azione genica; esse rappresentano il punto di partenza di tutta una serie di processi biochimici e morfologici, che si tradurranno infine nella manifestazione dei caratteri ereditari osservabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.