Le aree protette italiane stanno attraversando una crisi di identità che, per certi versi, rispecchia la crisi di valori di tutta la società. Esse sono alle prese con una generale perdita di visione e di etica condivisa che sembra condurre ad una rinuncia rispetto al ruolo che le stesse avrebbero potuto avere nel governo del territorio di cui al titolo V della Costituzione. Questa situazione in parte deriva da una sofferenza finanziaria ed organizzativa ed in parte dalla mancanza di un vero e proprio sistema delle aree protette, di strutture tecniche centralizzate, a livello statale e regionale, in grado di offrire servizi efficaci e di assicurare un reale coordinamento, come avviene in molti altri paesi, in ambito internazionale. Troppo spesso, le politiche ambientali hanno guardato con profondo senso di distacco, misto a ostilità, agli aspetti negativi della contaminazione tra azioni trasformative ed esigenze di conservazione che sarebbe potuta scaturire dalla spinta alla progettualità. Nel contempo, la pratica del piano, come concepita nella prassi, non è stata capace di aprirsi e di fecondare, soprattutto nelle fasi attuative, le diverse declinazioni interpretative utilizzate per rappresentare la questione paesaggistica alle diverse scale. Nuove prospettive s'intravedono nella misura in cui la progettazione territoriale riesca a misurarsi con la dimensione locale, ivi inclusa quella parte di ex rurale attualmente inglobata nell’urbano.
INTRODUZIONE
SARGOLINI, Massimo
2011-01-01
Abstract
Le aree protette italiane stanno attraversando una crisi di identità che, per certi versi, rispecchia la crisi di valori di tutta la società. Esse sono alle prese con una generale perdita di visione e di etica condivisa che sembra condurre ad una rinuncia rispetto al ruolo che le stesse avrebbero potuto avere nel governo del territorio di cui al titolo V della Costituzione. Questa situazione in parte deriva da una sofferenza finanziaria ed organizzativa ed in parte dalla mancanza di un vero e proprio sistema delle aree protette, di strutture tecniche centralizzate, a livello statale e regionale, in grado di offrire servizi efficaci e di assicurare un reale coordinamento, come avviene in molti altri paesi, in ambito internazionale. Troppo spesso, le politiche ambientali hanno guardato con profondo senso di distacco, misto a ostilità, agli aspetti negativi della contaminazione tra azioni trasformative ed esigenze di conservazione che sarebbe potuta scaturire dalla spinta alla progettualità. Nel contempo, la pratica del piano, come concepita nella prassi, non è stata capace di aprirsi e di fecondare, soprattutto nelle fasi attuative, le diverse declinazioni interpretative utilizzate per rappresentare la questione paesaggistica alle diverse scale. Nuove prospettive s'intravedono nella misura in cui la progettazione territoriale riesca a misurarsi con la dimensione locale, ivi inclusa quella parte di ex rurale attualmente inglobata nell’urbano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.