Il confronto sul futuro delle città è strettamente legato all'approfondimento delle questioni economiche e ambientali che attanagliano il nostro pianeta. Sia perché nelle città vive più della metà della popolazione, sia perché il contatto tra città e territorio extraurbano è sempre più intenso e gravido di conseguenze sugli equilibri globali essenziali. Per comprendere appieno le sfide con le quali l’umanità deve confrontarsi sono necessarie dunque nuove visioni, concetti e strumenti relativi all’analisi dei sistemi complessi e le loro implicazioni per la sostenibilità che si stanno sviluppando negli ultimi decenni e che stanno sempre più influenzando le scienze naturali e quelle umane, sociali ed economiche. La teoria dei sistemi adattativi complessi propone una visione del mondo estremamente dinamica e flessibile. Peraltro, la fase di mutamenti che stiamo attraversando non lascerà nulla come prima. Le trasformazioni sembrano essere più profonde e più rapide di quanto solo pochissimi anni fa potessimo immaginare e si prospettano due possibili atteggiamenti: 1) di attesa degli eventi, con il risultato di dover rincorrere le mutazioni in atto, sia quelle di tipo naturale che quelle indotte dall'uomo, agendo quindi in continua emergenza, con l'obiettivo di annullare, o almeno rallentare, percorsi di non ritorno; 2) di anticipo rispetto ai processi trasformativi, tentando di cogliere, preventivamente, il senso delle crisi e delle profonde esigenze d'innovazione che stanno attualmente investendo diversi campi della pianificazione urbanistica e territoriale. I contenuti del volume si collocano in questa seconda prospettiva. Tuttavia, poiché la previsione possa contare su una pur minima possibilità di successo, gli autori concordano nell'esigenza d'introdurre una visione sistemica e quindi transdisciplinare. In tal senso, i curatori hanno inserito contributi provenienti da diversi saperi, coinvolgendo, nella riflessione poeti, filosofi, economisti, sociologi, ecologi, agronomi, oltre ad architetti, territorialisti e urbanisti. Il testo introduttivo di Sargolini M. e Talia M. colloca il dibattito all'interno di un ampio contesto di problematiche non eludibili: il cambiamento climatico e le preoccupazioni per il futuro del pianeta; la crisi del modello di produzione materiale delle merci e la difficile affermazione dell'economia della conoscenza; il progressivo esaurimento delle fonti energetiche convenzionali; la crescita delle disuguaglianze e delle povertà; le nuove sfide aperte dai movimenti migratori. E' evidente che la crisi economica e finanziaria che ha investito le istituzioni del mercato globalizzato a partire dal 2008 possa offrire stimoli importanti per questa discussione, e che la revisione radicale dell’attuale modello di sviluppo, nel postulare una sostanziale ridefinizione del rapporto tra strumenti di regolazione del mercato e sviluppo del benessere, possa contribuire a ripensare anche al ruolo della città nell’età contemporanea. I vari saggi introducono visioni diverse, a partire dallo specifico contributo che potrà essere dato dalla disciplina di stretta pertinenza. E' il caso di Umberto Cao che si chiede quale supporto potrà mai offrire l'Architettura al disegno del futuro in una prassi di rinuncia ai tempi lenti della riflessione e dell’approfondimento, in cui le esperienze non trovano il tempo di contaminarsi reciprocamente e tendono, invece a sovrapporsi, urtandosi e cancellandosi a vicenda, e la disciplina sembra frantumata in mille rivoli che sarebbe velleitario pensare di poter ricomporre. Certamente potrà essere d'aiuto privilegiare l'architettura come opera d'ingegno e non come semplice immagine. Riccardo Maria Pulselli e Pietro Romano, mettono in luce l'incapacità delle analisi demografiche e socio economiche tradizionali, in ambito urbano, di rappresentare adeguatamente la complessità che ormai caratterizza la città contemporanea e presentano tecniche innovative di monitoraggio. Una serie di contributi, tra cui quelli di Gianfranco Bologna, Massimo Sargolini e Francesco Adornato, si concentra sull'attenzione ai rischi provenienti dalla crescita delle pressioni dell'uomo sul pianeta, con particolare attenzione alle nuove modalità di uso dei suoli, a partire dall'agricoltura. Peraltro, la strumentazione urbanistica ordinaria, così com’è attualmente praticata, sembra non attrezzata a gestire i profondi cambiamenti evocati. Essa si concentra, esclusivamente, sulla contemporaneità, è poco interessata al futuro ed è poco propensa a gestire quegli sconfinamenti disciplinari essenziali per guardare oltre il primo orizzonte. Altri autori si confrontano sull'enigma del tempo e sulla reale possibilità di controllare il futuro. Mauro Dorato presenta tre modalità diverse in cui è possibile schematizzare il rapporto tra tempo presente e tempo futuro nelle scienze empiriche, per poi cercare di schizzare in sintesi la concezione del futuro che ne scaturisce, in particolare dal punto di vista della sua prevedibilità. Pasqui ci consegna una riflessione sui tempi del piano urbanistico in cui la progettazione è, insieme, rimemorazione e prefigurazione. In questa visione, il progetto non è tanto da intendersi come immagine di uno stato futuro del mondo, quanto come orientamento all’azione. Michele Talia manifesta una rinnovata fiducia nelle possibilità che potrebbero essere offerte da nuove congetture, e da sguardi più “lunghi”, di interpretare i cambiamenti che si stanno manifestando con crescente evidenza. Infine, la visione di un poeta, Paolo Ruffili, che ricorda come la poesia non possa mai essere conservativa, riesce a vedere le cose secondo una visuale che non è comune o condizionata dall’opinione generale, appunto anticonvenzionale e controcorrente, e spesso ci costringe a cambiare prospettiva per scoprire quello ci era nascosto a causa dell’abbaglio dell’evidenza. La seconda parte del volume raccoglie una serie di esperienze progettuali e di ricerca applicata in cui la previsione di scenari e nuove visioni diventa passaggio essenziale per una progettazione territoriale di qualità, con testi di: Carlo Gasparrini, Valeria Di Palma, Paola Mazzotta, Annarita Malavolta, Riccardo Maria Pulselli e Pietro Romano.

PREVEDERE ANTICIPARE

SARGOLINI, Massimo;TALIA, Michele
2009-01-01

Abstract

Il confronto sul futuro delle città è strettamente legato all'approfondimento delle questioni economiche e ambientali che attanagliano il nostro pianeta. Sia perché nelle città vive più della metà della popolazione, sia perché il contatto tra città e territorio extraurbano è sempre più intenso e gravido di conseguenze sugli equilibri globali essenziali. Per comprendere appieno le sfide con le quali l’umanità deve confrontarsi sono necessarie dunque nuove visioni, concetti e strumenti relativi all’analisi dei sistemi complessi e le loro implicazioni per la sostenibilità che si stanno sviluppando negli ultimi decenni e che stanno sempre più influenzando le scienze naturali e quelle umane, sociali ed economiche. La teoria dei sistemi adattativi complessi propone una visione del mondo estremamente dinamica e flessibile. Peraltro, la fase di mutamenti che stiamo attraversando non lascerà nulla come prima. Le trasformazioni sembrano essere più profonde e più rapide di quanto solo pochissimi anni fa potessimo immaginare e si prospettano due possibili atteggiamenti: 1) di attesa degli eventi, con il risultato di dover rincorrere le mutazioni in atto, sia quelle di tipo naturale che quelle indotte dall'uomo, agendo quindi in continua emergenza, con l'obiettivo di annullare, o almeno rallentare, percorsi di non ritorno; 2) di anticipo rispetto ai processi trasformativi, tentando di cogliere, preventivamente, il senso delle crisi e delle profonde esigenze d'innovazione che stanno attualmente investendo diversi campi della pianificazione urbanistica e territoriale. I contenuti del volume si collocano in questa seconda prospettiva. Tuttavia, poiché la previsione possa contare su una pur minima possibilità di successo, gli autori concordano nell'esigenza d'introdurre una visione sistemica e quindi transdisciplinare. In tal senso, i curatori hanno inserito contributi provenienti da diversi saperi, coinvolgendo, nella riflessione poeti, filosofi, economisti, sociologi, ecologi, agronomi, oltre ad architetti, territorialisti e urbanisti. Il testo introduttivo di Sargolini M. e Talia M. colloca il dibattito all'interno di un ampio contesto di problematiche non eludibili: il cambiamento climatico e le preoccupazioni per il futuro del pianeta; la crisi del modello di produzione materiale delle merci e la difficile affermazione dell'economia della conoscenza; il progressivo esaurimento delle fonti energetiche convenzionali; la crescita delle disuguaglianze e delle povertà; le nuove sfide aperte dai movimenti migratori. E' evidente che la crisi economica e finanziaria che ha investito le istituzioni del mercato globalizzato a partire dal 2008 possa offrire stimoli importanti per questa discussione, e che la revisione radicale dell’attuale modello di sviluppo, nel postulare una sostanziale ridefinizione del rapporto tra strumenti di regolazione del mercato e sviluppo del benessere, possa contribuire a ripensare anche al ruolo della città nell’età contemporanea. I vari saggi introducono visioni diverse, a partire dallo specifico contributo che potrà essere dato dalla disciplina di stretta pertinenza. E' il caso di Umberto Cao che si chiede quale supporto potrà mai offrire l'Architettura al disegno del futuro in una prassi di rinuncia ai tempi lenti della riflessione e dell’approfondimento, in cui le esperienze non trovano il tempo di contaminarsi reciprocamente e tendono, invece a sovrapporsi, urtandosi e cancellandosi a vicenda, e la disciplina sembra frantumata in mille rivoli che sarebbe velleitario pensare di poter ricomporre. Certamente potrà essere d'aiuto privilegiare l'architettura come opera d'ingegno e non come semplice immagine. Riccardo Maria Pulselli e Pietro Romano, mettono in luce l'incapacità delle analisi demografiche e socio economiche tradizionali, in ambito urbano, di rappresentare adeguatamente la complessità che ormai caratterizza la città contemporanea e presentano tecniche innovative di monitoraggio. Una serie di contributi, tra cui quelli di Gianfranco Bologna, Massimo Sargolini e Francesco Adornato, si concentra sull'attenzione ai rischi provenienti dalla crescita delle pressioni dell'uomo sul pianeta, con particolare attenzione alle nuove modalità di uso dei suoli, a partire dall'agricoltura. Peraltro, la strumentazione urbanistica ordinaria, così com’è attualmente praticata, sembra non attrezzata a gestire i profondi cambiamenti evocati. Essa si concentra, esclusivamente, sulla contemporaneità, è poco interessata al futuro ed è poco propensa a gestire quegli sconfinamenti disciplinari essenziali per guardare oltre il primo orizzonte. Altri autori si confrontano sull'enigma del tempo e sulla reale possibilità di controllare il futuro. Mauro Dorato presenta tre modalità diverse in cui è possibile schematizzare il rapporto tra tempo presente e tempo futuro nelle scienze empiriche, per poi cercare di schizzare in sintesi la concezione del futuro che ne scaturisce, in particolare dal punto di vista della sua prevedibilità. Pasqui ci consegna una riflessione sui tempi del piano urbanistico in cui la progettazione è, insieme, rimemorazione e prefigurazione. In questa visione, il progetto non è tanto da intendersi come immagine di uno stato futuro del mondo, quanto come orientamento all’azione. Michele Talia manifesta una rinnovata fiducia nelle possibilità che potrebbero essere offerte da nuove congetture, e da sguardi più “lunghi”, di interpretare i cambiamenti che si stanno manifestando con crescente evidenza. Infine, la visione di un poeta, Paolo Ruffili, che ricorda come la poesia non possa mai essere conservativa, riesce a vedere le cose secondo una visuale che non è comune o condizionata dall’opinione generale, appunto anticonvenzionale e controcorrente, e spesso ci costringe a cambiare prospettiva per scoprire quello ci era nascosto a causa dell’abbaglio dell’evidenza. La seconda parte del volume raccoglie una serie di esperienze progettuali e di ricerca applicata in cui la previsione di scenari e nuove visioni diventa passaggio essenziale per una progettazione territoriale di qualità, con testi di: Carlo Gasparrini, Valeria Di Palma, Paola Mazzotta, Annarita Malavolta, Riccardo Maria Pulselli e Pietro Romano.
2009
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