Il presente saggio si occupa del tormentato rapporto che tradizionalmente sussiste tra la fase preliminare al giudizio e il dibattimento: rapporto che, nel decennio successivo alla riforma processuale del 1989, è stato oggetto di molteplici e talvolta sconcertanti revisioni normative, propiziate anche da controversi interventi della Corte costituzionale. Pesa qui in misura davvero considerevole la riforma costituzionale del 1999. La circostanza che il contraddittorio diventi un ingrediente necessario della prova impone una rimeditazione dottrinale delle letture dibattimentali. Muovendosi tra disposizioni ad alto grado di “friabilità” interpretativa, il contributo contenuto in questo saggio si propone innanzitutto di fare il punto sullo stato attuale della normativa in tema di letture, fornendo altresì quelle informazioni su norme non più in vigore, del cui superamento occorre tuttavia essere consapevoli per comprendere la riforma del “giusto processo” in uno dei suoi snodi cruciali. La novità più significativa di questi anni è rappresentata dal crescente influsso che, anche sul tema del diritto probatorio, ha esercitato e continua ad esercitare la giurisprudenza delle Corti europee. C’è anche un problema di adeguamento progressivo della normativa codicistica ai postulati del giusto processo scolpiti nell’art. 111 Cost. e nell’art. 6 Conv. eur.. Ma i parametri tratti dalle citate norme sovralegali non sono uguali e, soprattutto, molto diverso è il modo di giudicare le normative processuali da parte della Corte costituzionale italiana, della Corte del Lussemburgo o di quella di Strasburgo. Quest’ultima, in particolare, giudicando la singolare applicazione della norma impugnata ha sviluppato una giurisprudenza del caso concreto foriera di distinzioni e concettualizzazioni estranee alla nostra cultura giurisprudenziale. Irresolutezze normative, interventi della Corte costituzionale e delle Corti europee, ai quali si aggiungono le inevitabili oscillazioni della giurisprudenza di legittimità fanno di questo uno dei temi più difficili e delicati dell’intero diritto processuale penale. Scopo di questo saggio è di fare un’analisi ragionata degli atti suscettibili di lettura e delle loro modalità d’uso evidenziando al contempo, anche con indicazioni di taglio pratico, quali fra di essi sono destinati alla dispersione.

Utilizzabilità in dibattimento degli atti provenienti dalle fasi anteriori

GRIFANTINI, Fabio Maria
2010-01-01

Abstract

Il presente saggio si occupa del tormentato rapporto che tradizionalmente sussiste tra la fase preliminare al giudizio e il dibattimento: rapporto che, nel decennio successivo alla riforma processuale del 1989, è stato oggetto di molteplici e talvolta sconcertanti revisioni normative, propiziate anche da controversi interventi della Corte costituzionale. Pesa qui in misura davvero considerevole la riforma costituzionale del 1999. La circostanza che il contraddittorio diventi un ingrediente necessario della prova impone una rimeditazione dottrinale delle letture dibattimentali. Muovendosi tra disposizioni ad alto grado di “friabilità” interpretativa, il contributo contenuto in questo saggio si propone innanzitutto di fare il punto sullo stato attuale della normativa in tema di letture, fornendo altresì quelle informazioni su norme non più in vigore, del cui superamento occorre tuttavia essere consapevoli per comprendere la riforma del “giusto processo” in uno dei suoi snodi cruciali. La novità più significativa di questi anni è rappresentata dal crescente influsso che, anche sul tema del diritto probatorio, ha esercitato e continua ad esercitare la giurisprudenza delle Corti europee. C’è anche un problema di adeguamento progressivo della normativa codicistica ai postulati del giusto processo scolpiti nell’art. 111 Cost. e nell’art. 6 Conv. eur.. Ma i parametri tratti dalle citate norme sovralegali non sono uguali e, soprattutto, molto diverso è il modo di giudicare le normative processuali da parte della Corte costituzionale italiana, della Corte del Lussemburgo o di quella di Strasburgo. Quest’ultima, in particolare, giudicando la singolare applicazione della norma impugnata ha sviluppato una giurisprudenza del caso concreto foriera di distinzioni e concettualizzazioni estranee alla nostra cultura giurisprudenziale. Irresolutezze normative, interventi della Corte costituzionale e delle Corti europee, ai quali si aggiungono le inevitabili oscillazioni della giurisprudenza di legittimità fanno di questo uno dei temi più difficili e delicati dell’intero diritto processuale penale. Scopo di questo saggio è di fare un’analisi ragionata degli atti suscettibili di lettura e delle loro modalità d’uso evidenziando al contempo, anche con indicazioni di taglio pratico, quali fra di essi sono destinati alla dispersione.
2010
9788834814666
276
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