Il presente studio si segnala per l’inedita angolazione da cui osserva, dopo la riforma dell’art. 111 Cost. e l’accresciuto rilievo delle fonti internazionali, un problema cruciale del processo penale: come preparare un dibattimento in contraddittorio che si ispiri all’idea del giusto processo. Dunque, non la fase degli atti preliminari al dibattimento in senso descrittivo o organizzativo, bensì come punta di iceberg di una più ampia attività preparatoria svolta anche in altre fasi. Spesso vengono trascurati alcuni aspetti essenziali della realtà processuale, riconosciuti invece dall’art. 111 comma 3 Cost., senza i quali non si arriva ad applicare il metodo dialettico nell’assunzione della prova: che l’accusa sia oggettivamente formulata in modo che l’asserto difensivo dell’imputato possa aspirare a scalfirla e che l’imputato possa predisporsi a contrastarla, se non quanto si è preparato il pubblico ministero ad esprimerla, almeno con «tempo» e «condizioni» sufficienti e adeguati. Sono qui analizzati, nei loro risvolti pratici: la formazione del fascicolo per il dibattimento, con le dinamiche di disposizione della prova tra le parti, i rischi di condizionamento del giudici e gli opportuni rimedi; la complessa funzione del decreto che dispone il giudizio e le cause di invalidità; la “chiarezza e precisione dell’accusa” minacciata da espedienti elusivi dell’accusatore; le indagini integrative dell’accusa e della difesa; la finalità, talvolta compromessa dalle deviazioni della prassi, della discovery degli atti e della presentazione delle liste testimoniali; il diritto alla controprova e i limiti al potere del giudice di supplire ad una preparazione insufficiente delle parti. La trattazione si completa con l’esame dei casi in cui, per scelta dell’accusatore e per esigenze di celerità, mancano alcune fasi preparatorie: i riti speciali dibattimentali e il rito per citazione diretta. Questi riti, sempre più spesso considerati strumenti di mantenimento dell’ordine pubblico pongono il problema di restituire alla preparazione, compressa per volontà dell’accusatore, spazio adeguato per i diritti della difesa ed i corrispettivi doveri del giudice. Per la sua caratteristica metodologica, consistente in prevalenza nel taglio trasversale che si è voluto imprimere anche allo studio della presente materia, questo volume si pone in linea di continuità con un’altra precedente monografia dello stesso autore, Il segreto difensivo nel processo penale, Giappichelli, 2001, classificata eccellente dal C.i.v.r. del Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica.
Attività preparatorie del contraddittorio dibattimentale II edizione
GRIFANTINI, Fabio Maria
2009-01-01
Abstract
Il presente studio si segnala per l’inedita angolazione da cui osserva, dopo la riforma dell’art. 111 Cost. e l’accresciuto rilievo delle fonti internazionali, un problema cruciale del processo penale: come preparare un dibattimento in contraddittorio che si ispiri all’idea del giusto processo. Dunque, non la fase degli atti preliminari al dibattimento in senso descrittivo o organizzativo, bensì come punta di iceberg di una più ampia attività preparatoria svolta anche in altre fasi. Spesso vengono trascurati alcuni aspetti essenziali della realtà processuale, riconosciuti invece dall’art. 111 comma 3 Cost., senza i quali non si arriva ad applicare il metodo dialettico nell’assunzione della prova: che l’accusa sia oggettivamente formulata in modo che l’asserto difensivo dell’imputato possa aspirare a scalfirla e che l’imputato possa predisporsi a contrastarla, se non quanto si è preparato il pubblico ministero ad esprimerla, almeno con «tempo» e «condizioni» sufficienti e adeguati. Sono qui analizzati, nei loro risvolti pratici: la formazione del fascicolo per il dibattimento, con le dinamiche di disposizione della prova tra le parti, i rischi di condizionamento del giudici e gli opportuni rimedi; la complessa funzione del decreto che dispone il giudizio e le cause di invalidità; la “chiarezza e precisione dell’accusa” minacciata da espedienti elusivi dell’accusatore; le indagini integrative dell’accusa e della difesa; la finalità, talvolta compromessa dalle deviazioni della prassi, della discovery degli atti e della presentazione delle liste testimoniali; il diritto alla controprova e i limiti al potere del giudice di supplire ad una preparazione insufficiente delle parti. La trattazione si completa con l’esame dei casi in cui, per scelta dell’accusatore e per esigenze di celerità, mancano alcune fasi preparatorie: i riti speciali dibattimentali e il rito per citazione diretta. Questi riti, sempre più spesso considerati strumenti di mantenimento dell’ordine pubblico pongono il problema di restituire alla preparazione, compressa per volontà dell’accusatore, spazio adeguato per i diritti della difesa ed i corrispettivi doveri del giudice. Per la sua caratteristica metodologica, consistente in prevalenza nel taglio trasversale che si è voluto imprimere anche allo studio della presente materia, questo volume si pone in linea di continuità con un’altra precedente monografia dello stesso autore, Il segreto difensivo nel processo penale, Giappichelli, 2001, classificata eccellente dal C.i.v.r. del Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.