L’intervento che si propone, pur collocandosi nell’ambito della sezione dedicata agli Orienti della rappresentazione e del pensiero, ha accolto quell’invito a volgere lo sguardo verso “altre” geografie che nello specifico intendono riguardare il problema dell’immagine nel mondo figurativo dei bambini. Anzitutto, volendo argomentare intorno alla cultura visiva infantile, mi è parso di poter utilizzare l’aggettivazione di “orientale”. Infatti, nella risposta grafica al problema della traduzione sulla superficie bidimensionale di un’idea di strutturazione della realtà (reale o immaginata), il bambino utilizza modalità alternative a quella prospettica: non c’è decodifica focale, la visione è frontale e il canone è a-prospettico. In generale, poi, il bambino non si sente condannato ad una fedeltà possibile, al contrario è autore e interprete allo stesso tempo del proprio disegno e tutto ciò non sembra imputabile solo ad una “ignoranza” dei codici della rappresentazione tridimensionale. Ancora, nell’ambito dell’argomento scelto, si intende provare ad affrontare i seguenti aspetti: - l’elaborazione di scelte figurative non ottiche ma simboliche poste in atto dai bambini nell’approccio alla conoscenza del mondo fenomenologico e interiore; - la diversità o omogeneità d’espressione grafica infantile nel tempo e nello spazio; - le differenze tra il mondo dell’adulto, “condannato” a definire una regola formale, e il percorso empirico del bambino basato invece su una logica fluida fatta di integrazioni, associazioni, simbolismo mobile, immaginazione libera; - i tratti espressivi di colori, strutture compositive e modalità di significazione.
L’orientale cultura visiva infantile
MESCHINI, Alessandra
2005-01-01
Abstract
L’intervento che si propone, pur collocandosi nell’ambito della sezione dedicata agli Orienti della rappresentazione e del pensiero, ha accolto quell’invito a volgere lo sguardo verso “altre” geografie che nello specifico intendono riguardare il problema dell’immagine nel mondo figurativo dei bambini. Anzitutto, volendo argomentare intorno alla cultura visiva infantile, mi è parso di poter utilizzare l’aggettivazione di “orientale”. Infatti, nella risposta grafica al problema della traduzione sulla superficie bidimensionale di un’idea di strutturazione della realtà (reale o immaginata), il bambino utilizza modalità alternative a quella prospettica: non c’è decodifica focale, la visione è frontale e il canone è a-prospettico. In generale, poi, il bambino non si sente condannato ad una fedeltà possibile, al contrario è autore e interprete allo stesso tempo del proprio disegno e tutto ciò non sembra imputabile solo ad una “ignoranza” dei codici della rappresentazione tridimensionale. Ancora, nell’ambito dell’argomento scelto, si intende provare ad affrontare i seguenti aspetti: - l’elaborazione di scelte figurative non ottiche ma simboliche poste in atto dai bambini nell’approccio alla conoscenza del mondo fenomenologico e interiore; - la diversità o omogeneità d’espressione grafica infantile nel tempo e nello spazio; - le differenze tra il mondo dell’adulto, “condannato” a definire una regola formale, e il percorso empirico del bambino basato invece su una logica fluida fatta di integrazioni, associazioni, simbolismo mobile, immaginazione libera; - i tratti espressivi di colori, strutture compositive e modalità di significazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.