LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE Le variegate forme dei piani per le aree protette, come emergono dalle esperienze riscontrabili nell’intero territorio nazionale, assumono ruoli e portate diverse e prefigurano riverberi originali nella fase gestionale. La principale discriminante che orienta le diverse forme-piano è costituita dagli specifici caratteri strutturali delle aree interessate. In una ricerca condotta dal Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Ambiente della Facoltà di Architettura dell’Università di Camerino (2004) su alcune aree campione dell’Appennino, si rileva, ad esempio, che il piano per il parco assume quasi sempre il valore d’inquadramento strutturale e strategico, distinguendo però: i) aree di piccole dimensioni (quali riserve o parchi regionali o provinciali poco antropizzati), in cui si perviene anche ad una regolamentazione tecnico-operativa omnicomprensiva e quindi in grado di sostituire ogni altro strumento urbanistico vigente (Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, Riserva naturale della Montagna di Torrricchio, Parco Regionale del Monte San Bartolo, ecc.); ii) aree di maggiori dimensioni, significativamente segnate dai processi di antropizzazione, che vanno ad interessare diversi comuni, comunità montane, e talora province e regioni, in cui la regolamentazione tecnico-operativa è limitata ad alcune tematiche quali ad es.: la gestione della flora e della fauna, la prevenzione del rischio idrogeologico, l’utilizzo del patrimonio storico-artistico, la fruizione didattico-ricreativa (Parco regionale del Sasso Simone e Simoncello, Parco regionale delle Alpi Apuane, Parco nazionale del Cilento Vallo di Diano, Parco nazionale dei Monti Sibillini, Parco nazionale del Gargano, Parco nazionale del Gran Sasso Laga, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ecc.).
La pianificazione delle aree protette
SARGOLINI, Massimo
2006-01-01
Abstract
LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE Le variegate forme dei piani per le aree protette, come emergono dalle esperienze riscontrabili nell’intero territorio nazionale, assumono ruoli e portate diverse e prefigurano riverberi originali nella fase gestionale. La principale discriminante che orienta le diverse forme-piano è costituita dagli specifici caratteri strutturali delle aree interessate. In una ricerca condotta dal Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Ambiente della Facoltà di Architettura dell’Università di Camerino (2004) su alcune aree campione dell’Appennino, si rileva, ad esempio, che il piano per il parco assume quasi sempre il valore d’inquadramento strutturale e strategico, distinguendo però: i) aree di piccole dimensioni (quali riserve o parchi regionali o provinciali poco antropizzati), in cui si perviene anche ad una regolamentazione tecnico-operativa omnicomprensiva e quindi in grado di sostituire ogni altro strumento urbanistico vigente (Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, Riserva naturale della Montagna di Torrricchio, Parco Regionale del Monte San Bartolo, ecc.); ii) aree di maggiori dimensioni, significativamente segnate dai processi di antropizzazione, che vanno ad interessare diversi comuni, comunità montane, e talora province e regioni, in cui la regolamentazione tecnico-operativa è limitata ad alcune tematiche quali ad es.: la gestione della flora e della fauna, la prevenzione del rischio idrogeologico, l’utilizzo del patrimonio storico-artistico, la fruizione didattico-ricreativa (Parco regionale del Sasso Simone e Simoncello, Parco regionale delle Alpi Apuane, Parco nazionale del Cilento Vallo di Diano, Parco nazionale dei Monti Sibillini, Parco nazionale del Gargano, Parco nazionale del Gran Sasso Laga, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ecc.).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.