L’esigenza di gestire la complessità sembra essere uno dei principali obiettivi dell’Europa e le differenze di tipo culturale non sono altra cosa rispetto a quelle fisico-naturalistiche e paesistiche. Non a caso la Convenzione Europea del Paesaggio, siglata a Firenze nell’ottobre del 2000, ha lanciato importanti sfide che invitano a guardare al paesaggio come porzione di territorio intimamente connessa al contesto di cui è parte, sia dal punto di vista ecologico che storico-culturale. Esso è preso in considerazione così com’è percepito dalle popolazioni e come componente essenziale del loro contesto di vita, e gli obiettivi di qualità da perseguire riguardano non solo pochi brani di indiscusso valore, ma anche porzioni degradate o significativamente antropizzate. Il paesaggio è dunque materia di complesso ordinamento perché, nella sua stessa definizione, agisce sul territorio a diverse scale, ciascuna governata da enti differenti e interferisce con molti settori, quasi ovunque soggetti a pianificazioni separate e a programmazioni settoriali. Il tema del paesaggio, da specialistico e vincolistico, oggetto di attenzione da parte di pochi e per pochissimi casi, diventa base per un criterio di valutazione generale delle strategie di gestione territoriale, necessita di attenzioni integrate, di valutazioni e interpretazioni intersettoriali e quindi di una forte capacità cooperativa tra le diverse competenze disciplinari ed i molteplici soggetti pubblici e privati che gravitano sul territorio. La interscalarità e la intersettorialità, richieste al progetto di paesaggio, comportano la predisposizione di politiche che intersecano i programmi di una pluralità di soggetti, istituzionali e non, necessitano del supporto di tavoli di concertazione permanenti, ai quali si dovrebbero riferire i singoli aspetti della gestione settoriale locale e dei progetti d’intervento puntuali. In questa prospettiva, la competenza del tecnico del paesaggio è sempre più vicina a quella del gestore d’interazioni tra settori e del progettista d’integrazioni tra programmi complessi; esso è soprattutto chiamato a svolgere un’arte di paziente tessitura.
Paesaggio territorio del dialogo
SARGOLINI, Massimo
2005-01-01
Abstract
L’esigenza di gestire la complessità sembra essere uno dei principali obiettivi dell’Europa e le differenze di tipo culturale non sono altra cosa rispetto a quelle fisico-naturalistiche e paesistiche. Non a caso la Convenzione Europea del Paesaggio, siglata a Firenze nell’ottobre del 2000, ha lanciato importanti sfide che invitano a guardare al paesaggio come porzione di territorio intimamente connessa al contesto di cui è parte, sia dal punto di vista ecologico che storico-culturale. Esso è preso in considerazione così com’è percepito dalle popolazioni e come componente essenziale del loro contesto di vita, e gli obiettivi di qualità da perseguire riguardano non solo pochi brani di indiscusso valore, ma anche porzioni degradate o significativamente antropizzate. Il paesaggio è dunque materia di complesso ordinamento perché, nella sua stessa definizione, agisce sul territorio a diverse scale, ciascuna governata da enti differenti e interferisce con molti settori, quasi ovunque soggetti a pianificazioni separate e a programmazioni settoriali. Il tema del paesaggio, da specialistico e vincolistico, oggetto di attenzione da parte di pochi e per pochissimi casi, diventa base per un criterio di valutazione generale delle strategie di gestione territoriale, necessita di attenzioni integrate, di valutazioni e interpretazioni intersettoriali e quindi di una forte capacità cooperativa tra le diverse competenze disciplinari ed i molteplici soggetti pubblici e privati che gravitano sul territorio. La interscalarità e la intersettorialità, richieste al progetto di paesaggio, comportano la predisposizione di politiche che intersecano i programmi di una pluralità di soggetti, istituzionali e non, necessitano del supporto di tavoli di concertazione permanenti, ai quali si dovrebbero riferire i singoli aspetti della gestione settoriale locale e dei progetti d’intervento puntuali. In questa prospettiva, la competenza del tecnico del paesaggio è sempre più vicina a quella del gestore d’interazioni tra settori e del progettista d’integrazioni tra programmi complessi; esso è soprattutto chiamato a svolgere un’arte di paziente tessitura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.