Il volume affronta i problemi dello status teorico dei diritti soggettivi e, in particolare, dei diritti umani e la loro connessione con l’universalismo, e i connessi problemi del rapporto fra i diritti collettivi e quelli degli individui, i diritti di libertà e i diritti sociali, i diritti politici e i diritti culturali. A questo scopo l’analisi teorico-giuridica integrata con la ricerca storica sulla genealogia dei diritti umani. Nel libro è dedicata particolare attenzione all’elaborazione, nel XVI secolo, di una visione universalistica dei diritti ed all’uso della nozione di “umanità” ad opera di Francisco de Vitoria e di Juan Gines de Sepúlveda per legittimare la conquista dell’America. Ma, nello stesso contesto, gli scritti di Bartolomé de Las Casas prefigurano una visione dei diritti aperta al riconoscimento delle differenze e dei contesti culturali. Questo filone viene ripreso e ricollegato alle critiche dell’universalismo elaborate dall’antropologia e dalla filosofia del Novecento. Ernst Bloch, Joel Feinberg, Norberto Bobbio hanno ricollegato e il concetto di diritto soggettivo all’attività del rivendicare [claiming] ed alla espressione giuridica delle istanze che emergono dai conflitti sociali. Nellibro si sostiene che tale concezione può offrire un contributo al confronto interculturale: i soggetti più deboli e oppressi, anche al di fuori del contesto occidentale, sono interessati a un linguaggio dell’emancipazione, e per i movimenti sociali che attraversano la politica globale il linguaggio dei diritti è un idioma delle rivendicazioni. Ma questo comporta una integrazione del tradizionale catalogo liberale dei diritti e una sua reinterpretazione alle luce della teoria del pluralismo normativo. Si argomenta la tesi che una visione conflittualista e pluralista, che rinuncia a inseguire il miraggio del fondamento universale e vede i diritti umani come un insieme aperto che si sviluppa attraverso una fertilizzazione incrociata transculturale, evita la riduzione dei diritti a una funzione meramente decorativa dei processi economici globali, esclude che possano venire imposti con la guerra, permette di contemperare la difesa dei contesti culturali e quella dei diritti individuali.
I diritti dei popoli. Universalismo e differenze culturali
BACCELLI, Luca
2009-01-01
Abstract
Il volume affronta i problemi dello status teorico dei diritti soggettivi e, in particolare, dei diritti umani e la loro connessione con l’universalismo, e i connessi problemi del rapporto fra i diritti collettivi e quelli degli individui, i diritti di libertà e i diritti sociali, i diritti politici e i diritti culturali. A questo scopo l’analisi teorico-giuridica integrata con la ricerca storica sulla genealogia dei diritti umani. Nel libro è dedicata particolare attenzione all’elaborazione, nel XVI secolo, di una visione universalistica dei diritti ed all’uso della nozione di “umanità” ad opera di Francisco de Vitoria e di Juan Gines de Sepúlveda per legittimare la conquista dell’America. Ma, nello stesso contesto, gli scritti di Bartolomé de Las Casas prefigurano una visione dei diritti aperta al riconoscimento delle differenze e dei contesti culturali. Questo filone viene ripreso e ricollegato alle critiche dell’universalismo elaborate dall’antropologia e dalla filosofia del Novecento. Ernst Bloch, Joel Feinberg, Norberto Bobbio hanno ricollegato e il concetto di diritto soggettivo all’attività del rivendicare [claiming] ed alla espressione giuridica delle istanze che emergono dai conflitti sociali. Nellibro si sostiene che tale concezione può offrire un contributo al confronto interculturale: i soggetti più deboli e oppressi, anche al di fuori del contesto occidentale, sono interessati a un linguaggio dell’emancipazione, e per i movimenti sociali che attraversano la politica globale il linguaggio dei diritti è un idioma delle rivendicazioni. Ma questo comporta una integrazione del tradizionale catalogo liberale dei diritti e una sua reinterpretazione alle luce della teoria del pluralismo normativo. Si argomenta la tesi che una visione conflittualista e pluralista, che rinuncia a inseguire il miraggio del fondamento universale e vede i diritti umani come un insieme aperto che si sviluppa attraverso una fertilizzazione incrociata transculturale, evita la riduzione dei diritti a una funzione meramente decorativa dei processi economici globali, esclude che possano venire imposti con la guerra, permette di contemperare la difesa dei contesti culturali e quella dei diritti individuali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.