"Cosa c'è in un nome? E' quel che ci chiediamo da fanciulli quando scriviamo il nome che ci hanno detto essere il nostro" (James Joyce). In questo saggio la domanda joyciana viene ripetuta a proposito del nome del sovrano. Facendo emergere lo scarto tra nominazione estetica (cfr. l'immaginario topologico dei nomi nell'opera di Proust) e nominazione cratica (cfr. il diniego dell'immaginario come "carne" nei riti sacrificali di una popolazione della Melanesia), l'autore, demistificando vari luoghi comuni, intende suggerire possibili direzioni di ricerca sui diagrammi del potere (arcaico, biopolitico e legale-razionale) e sulle linee di fuga ancora percorribili in un quadro di crescente desertificazione onomastica.
Il nome al potere. Congetture sul dominio come simbolo.
RAMACCIONI, Paolo
2007-01-01
Abstract
"Cosa c'è in un nome? E' quel che ci chiediamo da fanciulli quando scriviamo il nome che ci hanno detto essere il nostro" (James Joyce). In questo saggio la domanda joyciana viene ripetuta a proposito del nome del sovrano. Facendo emergere lo scarto tra nominazione estetica (cfr. l'immaginario topologico dei nomi nell'opera di Proust) e nominazione cratica (cfr. il diniego dell'immaginario come "carne" nei riti sacrificali di una popolazione della Melanesia), l'autore, demistificando vari luoghi comuni, intende suggerire possibili direzioni di ricerca sui diagrammi del potere (arcaico, biopolitico e legale-razionale) e sulle linee di fuga ancora percorribili in un quadro di crescente desertificazione onomastica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.