Contributo al dibattito: la didattica del paesaggio Il cammino di avvicinamento alle questioni del paesaggio che ha contraddistinto le attività di ricerca e didattica dell'Ateneo camerte rievoca i principali passaggi, ormai storicamente depositati, nell'evoluzione del dibattito sulla tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Restano tracce di un supporto scientifico, continuo e costante, che i diversi centri di ricerca dell’Università di Camerino hanno fornito al confronto politico, che ha caratterizzato le relative azioni di governo del territorio, a partire dagli anni settanta: a) in un primo momento, contrastando quella sterile separazione tra le cose da conservare e quelle da trasformare, che considerava la risorsa paesistica come un bene da tenere al riparo dal pericolo dell'innovazione e quindi del progetto; b) in anni più recenti, mettendo in discussione sia i modi concreti con cui l'opzione conservativa può essere attuata, sia le politiche di gestione territoriale che sono chiamate a sostenerla e approdando alla convinzione che la tutela e la valorizzazione del paesaggio debbano essere riconosciute dalle “popolazioni interessate” e quindi gestite congiuntamente all'azione trasformatrice dell'uomo.
Contributo al dibattito: la didattica del paesaggio
SARGOLINI, Massimo
2007-01-01
Abstract
Contributo al dibattito: la didattica del paesaggio Il cammino di avvicinamento alle questioni del paesaggio che ha contraddistinto le attività di ricerca e didattica dell'Ateneo camerte rievoca i principali passaggi, ormai storicamente depositati, nell'evoluzione del dibattito sulla tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Restano tracce di un supporto scientifico, continuo e costante, che i diversi centri di ricerca dell’Università di Camerino hanno fornito al confronto politico, che ha caratterizzato le relative azioni di governo del territorio, a partire dagli anni settanta: a) in un primo momento, contrastando quella sterile separazione tra le cose da conservare e quelle da trasformare, che considerava la risorsa paesistica come un bene da tenere al riparo dal pericolo dell'innovazione e quindi del progetto; b) in anni più recenti, mettendo in discussione sia i modi concreti con cui l'opzione conservativa può essere attuata, sia le politiche di gestione territoriale che sono chiamate a sostenerla e approdando alla convinzione che la tutela e la valorizzazione del paesaggio debbano essere riconosciute dalle “popolazioni interessate” e quindi gestite congiuntamente all'azione trasformatrice dell'uomo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.