In spite of a long established literature, Borromini’s troubled design of palazzo Carpegna at Rome may be entirely reconsidered. The essay reviews in a new way the order, dating e logic of Borromini’s drawings, as well as the actual intentions of the Carpegna family. First of all, a closer examination of the drawings in the Albertina demonstrates that they must be divided in two parts: in the first one (dating 1639), Borromini proposed a double palace, served by two main stairs, extended on the whole area of the “Isola di Trevi”; at the end of that year (or in the beginning of 1640), he realized that the survey at his disposal was completely wrong, so that the designs he had till then drawn up would not fit the topographic area. After some failed attempt to adapt the old designs in the actual site (1640), Borromini elaborated an ambitious conceptual sketch which would have involved the neighbouring area beyond the vicolo di Scavolino (1641-42). Probably in 1642, the Carpegnas (and Borromini himself) were finally compelled to focus on the partial design that would be in fact built. The logic of this sequence depended on the actual plans of the Carpegna family, and on the difficulties they have found. Ridimensioning the overestimated historical role of count Ambrogio, the study shows that the building of the palace at the “Isola di Trevi” involved since the beginning the whole Carpegna-Scavolino clan, which aimed to set a lavish familiar house in Rome, where they had recently moved: from the firstborn count Francesco Maria, who supplied his younger brother Ambrogio with the money, to the cardinal Ulderico, who was supposed to dwell in the noblest wing of the palace since the first Borrominian designs. So Carpegnas pursuited a family property enterprise, involving neither political nor urban alliance with the Barberini: they intended to build the palace on the entire “Isola” (1637-39) before the works of Urban VIII at the Fontana di Trevi (1640-41), and kept this aim till the time of Alexander VII (1657-58), and even further more. At last, if the Carpegna’s effort failed, it was not for subtle questions of curial politics, but for the delays overcoming the prosaic ius redimendi related to the old palace of Pietro Eschinardi: the essay provides details of the legal and real estate implications of this crucial problem.

A dispetto della consolidata letteratura, la travagliata progettazione borrominiana di palazzo Carpegna può essere integralmente ridiscussa, sia per quanto riguarda la datazione e la corretta sequenza dei disegni, sia per la logica seguita da Borromini nelle sue proposte, che costringe a rivedere anche le motivazioni della committenza. Un esame più attento dei grafici dell’Albertina dimostra in primo luogo che i disegni di Borromini sono divisibili in due fasi nettamente distinte: nella prima (databile al 1639) il maestro propone un palazzo doppio, con due scaloni nobiliari, esteso a tutta l’”Isola di Trevi”; alla fine dell’anno, o ai primi del 1640, Borromini si accorge però che i rilievi a sua disposizione sono errati, e che i progetti sin allora elaborati non sono topograficamente contenibili nell’area. Dopo alcuni tentativi di adattamento (1640), Borromini elabora proposte ancora più ambiziose che arrivano a coinvolgere gli isolati adiacenti, rimaste peraltro allo stadio dello schizzo concettuale (1641-42). Probabilmente già nel 1642, dunque con Ambrogio Carpegna ancora vivo, ci si indirizzerà infine a proposte parziali, che porteranno poi all’edificio costruito. La logica di questa sequenza è dettata dalla strategia dei Carpegna e dalle difficoltà da loro incontrate. Ridimensionando la reale statura storica del conte Ambrogio, il saggio dimostra che l’intervento nell’”Isola di Trevi” coinvolse sin dal principio l’intero clan dei Carpegna di Scavolino, intento a costituire un nucleo rappresentativo del proprio casato a Roma, dove si erano recentemente trasferiti: dal conte primogenito Francesco Maria, che fornisce al fratello minore Ambrogio le risorse finanziarie, al cardinal Ulderico, al quale è destinata sin dai primi progetti la parte più rappresentativa del palazzo. L’operazione dei Carpegna è perciò di tipo squisitamente patrimoniale e familiare, e non coinvolge relazioni politico-urbanistiche con i Barberini: l’interesse dei Carpegna per il palazzo (1637-39) precede gli interventi di Urbano VIII alla Fontana di Trevi (1640-41), per estendersi poi sino al pontificato di Alessandro VII (1657-58). Il fallimento dell’operazione non si deve infine a sottili fattori di politica curiale, ma al tardivo superamento di uno ius redimendi imposto sul preesistente palazzo di Pietro Eschinardi, di cui il saggio dà conto nel suo specifico dettaglio giuridico ed immobiliare.

Palazzo Carpegna e i progetti di Borromini: una nuova ricostruzione

Federico Bellini
2017-01-01

Abstract

In spite of a long established literature, Borromini’s troubled design of palazzo Carpegna at Rome may be entirely reconsidered. The essay reviews in a new way the order, dating e logic of Borromini’s drawings, as well as the actual intentions of the Carpegna family. First of all, a closer examination of the drawings in the Albertina demonstrates that they must be divided in two parts: in the first one (dating 1639), Borromini proposed a double palace, served by two main stairs, extended on the whole area of the “Isola di Trevi”; at the end of that year (or in the beginning of 1640), he realized that the survey at his disposal was completely wrong, so that the designs he had till then drawn up would not fit the topographic area. After some failed attempt to adapt the old designs in the actual site (1640), Borromini elaborated an ambitious conceptual sketch which would have involved the neighbouring area beyond the vicolo di Scavolino (1641-42). Probably in 1642, the Carpegnas (and Borromini himself) were finally compelled to focus on the partial design that would be in fact built. The logic of this sequence depended on the actual plans of the Carpegna family, and on the difficulties they have found. Ridimensioning the overestimated historical role of count Ambrogio, the study shows that the building of the palace at the “Isola di Trevi” involved since the beginning the whole Carpegna-Scavolino clan, which aimed to set a lavish familiar house in Rome, where they had recently moved: from the firstborn count Francesco Maria, who supplied his younger brother Ambrogio with the money, to the cardinal Ulderico, who was supposed to dwell in the noblest wing of the palace since the first Borrominian designs. So Carpegnas pursuited a family property enterprise, involving neither political nor urban alliance with the Barberini: they intended to build the palace on the entire “Isola” (1637-39) before the works of Urban VIII at the Fontana di Trevi (1640-41), and kept this aim till the time of Alexander VII (1657-58), and even further more. At last, if the Carpegna’s effort failed, it was not for subtle questions of curial politics, but for the delays overcoming the prosaic ius redimendi related to the old palace of Pietro Eschinardi: the essay provides details of the legal and real estate implications of this crucial problem.
2017
A dispetto della consolidata letteratura, la travagliata progettazione borrominiana di palazzo Carpegna può essere integralmente ridiscussa, sia per quanto riguarda la datazione e la corretta sequenza dei disegni, sia per la logica seguita da Borromini nelle sue proposte, che costringe a rivedere anche le motivazioni della committenza. Un esame più attento dei grafici dell’Albertina dimostra in primo luogo che i disegni di Borromini sono divisibili in due fasi nettamente distinte: nella prima (databile al 1639) il maestro propone un palazzo doppio, con due scaloni nobiliari, esteso a tutta l’”Isola di Trevi”; alla fine dell’anno, o ai primi del 1640, Borromini si accorge però che i rilievi a sua disposizione sono errati, e che i progetti sin allora elaborati non sono topograficamente contenibili nell’area. Dopo alcuni tentativi di adattamento (1640), Borromini elabora proposte ancora più ambiziose che arrivano a coinvolgere gli isolati adiacenti, rimaste peraltro allo stadio dello schizzo concettuale (1641-42). Probabilmente già nel 1642, dunque con Ambrogio Carpegna ancora vivo, ci si indirizzerà infine a proposte parziali, che porteranno poi all’edificio costruito. La logica di questa sequenza è dettata dalla strategia dei Carpegna e dalle difficoltà da loro incontrate. Ridimensionando la reale statura storica del conte Ambrogio, il saggio dimostra che l’intervento nell’”Isola di Trevi” coinvolse sin dal principio l’intero clan dei Carpegna di Scavolino, intento a costituire un nucleo rappresentativo del proprio casato a Roma, dove si erano recentemente trasferiti: dal conte primogenito Francesco Maria, che fornisce al fratello minore Ambrogio le risorse finanziarie, al cardinal Ulderico, al quale è destinata sin dai primi progetti la parte più rappresentativa del palazzo. L’operazione dei Carpegna è perciò di tipo squisitamente patrimoniale e familiare, e non coinvolge relazioni politico-urbanistiche con i Barberini: l’interesse dei Carpegna per il palazzo (1637-39) precede gli interventi di Urbano VIII alla Fontana di Trevi (1640-41), per estendersi poi sino al pontificato di Alessandro VII (1657-58). Il fallimento dell’operazione non si deve infine a sottili fattori di politica curiale, ma al tardivo superamento di uno ius redimendi imposto sul preesistente palazzo di Pietro Eschinardi, di cui il saggio dà conto nel suo specifico dettaglio giuridico ed immobiliare.
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