La ricerca si avvia nel momento in cui l'emergenza non è finita ed è stata avviata la ricostruzione fisica di volumi, ambienti e infrastrutture. Esattamente, in questi giorni, i comuni stanno consegnando alle Regioni le ipotesi di perimetrazione delle aree da sottoporre a piani attuativi, in ottemperanza dell'Ordinanza n. 25 del 23 maggio 2017. La Regione dovrà ora fare la sua parte, anche individuando procedure approvative derogatorie che permettano di giungere all'approvazione dei piani attuativi prima possibile. Tuttavia, la preoccupazione maggiore è attualmente indirizzata alle comunità che, trasferite nella costa, o in alloggi di fortuna, o in sistemazioni appositamente allestite dalla Protezione Civile, debbono ritrovare le motivazioni giuste per tornare a presidiare centri, nuclei e borghi delle aree interne devastati dal sisma del 24 agosto 2016 e seguenti. Va ricordato che l'abbandono di queste aree è stato un processo graduale e costante nel tempo, in corso da qualche decennio, dovuto alla rarefazione dei servizi essenziali e alle scarse possibilità di lavoro, cui consegue una bassa attrattività di questi luoghi. L'azione del sisma è stato un enorme acceleratore di queste dinamiche. L'obiettivo della ricerca è dunque quello di porre le basi per nuove ipotesi di sviluppo che diventano le condizioni essenziali perchè si tornino ad abitare queste terre. I piani attuativi riguarderanno solo limitate porzioni del nostro territorio, quelle maggiormente devastate, con livello di danno superiore al 90% e dove si prevedono dei cambi di destinazione d'uso dei suoli, per variazioni importanti dell'organizzazione urbana. E' impossibile, però, pensare alla rinascita di uno dei tanti centri interessati dal sisma senza una visione complessiva di scenario futuro. La visione dovrà agganciare i nuovi assetti fisici dei luoghi (che interesserà le aree perimetrate e tutte le altre) alle nuove prospettive sociali ed economiche. Questa ricerca si concentra dunque sulle prime scelte di futuro che le comunità si accingono a compiere, partendo dalle attese, dalle esigenze e dalle spinte imprenditoriali endogene delle stesse comunità interessate, al fine di poter ricostruire meglio di com'era prima favorendo i processi di resilienza delle comunità: un'ipotesi di intervento più robusta e più praticabile per uno sviluppo di lungo periodo rispetto all'ipotesi di ricostruire tutto “dov'era e com'era”.

"Nuovi sentieri di sviluppo per le aree interne dell'Appennino Marchigiano"

SARGOLINI, Massimo
2016-01-01

Abstract

La ricerca si avvia nel momento in cui l'emergenza non è finita ed è stata avviata la ricostruzione fisica di volumi, ambienti e infrastrutture. Esattamente, in questi giorni, i comuni stanno consegnando alle Regioni le ipotesi di perimetrazione delle aree da sottoporre a piani attuativi, in ottemperanza dell'Ordinanza n. 25 del 23 maggio 2017. La Regione dovrà ora fare la sua parte, anche individuando procedure approvative derogatorie che permettano di giungere all'approvazione dei piani attuativi prima possibile. Tuttavia, la preoccupazione maggiore è attualmente indirizzata alle comunità che, trasferite nella costa, o in alloggi di fortuna, o in sistemazioni appositamente allestite dalla Protezione Civile, debbono ritrovare le motivazioni giuste per tornare a presidiare centri, nuclei e borghi delle aree interne devastati dal sisma del 24 agosto 2016 e seguenti. Va ricordato che l'abbandono di queste aree è stato un processo graduale e costante nel tempo, in corso da qualche decennio, dovuto alla rarefazione dei servizi essenziali e alle scarse possibilità di lavoro, cui consegue una bassa attrattività di questi luoghi. L'azione del sisma è stato un enorme acceleratore di queste dinamiche. L'obiettivo della ricerca è dunque quello di porre le basi per nuove ipotesi di sviluppo che diventano le condizioni essenziali perchè si tornino ad abitare queste terre. I piani attuativi riguarderanno solo limitate porzioni del nostro territorio, quelle maggiormente devastate, con livello di danno superiore al 90% e dove si prevedono dei cambi di destinazione d'uso dei suoli, per variazioni importanti dell'organizzazione urbana. E' impossibile, però, pensare alla rinascita di uno dei tanti centri interessati dal sisma senza una visione complessiva di scenario futuro. La visione dovrà agganciare i nuovi assetti fisici dei luoghi (che interesserà le aree perimetrate e tutte le altre) alle nuove prospettive sociali ed economiche. Questa ricerca si concentra dunque sulle prime scelte di futuro che le comunità si accingono a compiere, partendo dalle attese, dalle esigenze e dalle spinte imprenditoriali endogene delle stesse comunità interessate, al fine di poter ricostruire meglio di com'era prima favorendo i processi di resilienza delle comunità: un'ipotesi di intervento più robusta e più praticabile per uno sviluppo di lungo periodo rispetto all'ipotesi di ricostruire tutto “dov'era e com'era”.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/400520
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