Questo catalogo della mostra sections of autonomy racconta il tentativo di una generazione di ripensare il rapporto tra architettura e luogo urbano, questi sei architetti cercano infatti di definire la città come spazio di vita collettivo. Ogni edificio definisce una precisa forma urbana in cui il limite tra publico e privato sembra svanire. Se da una parte cercano l'autonomia dalla tradizione, dall'altra dimostrano come la tradizione sia assimilata in un processo di contestualizzazione del progetto. La reciprocità tra edifici e spazio aperto è una caratteristica ricorrente di queste architetture che dimostrano come in soli sessant'anni un paese provato dalla guerra e dalla crisi economica, può essere ricostruito. Oggi è difficile immaginare che negli anni ‘50 del XX secolo la Corea era uno degli Stati più poveri al mondo. L'Asia continua ad attrarre l'attenzione, ma sono sempre la Cina dei grandi progetti e il Giappone della sperimentazione sull'architettura domestica al centro dello sguardo dell'occidente. La Corea non cerca di stupire con grandi progetti, e non trasforma la ricerca in un'esigenza dell'individuo ad esprimere i propri desideri, ma definisce i limiti di una nuova oggettività. Mettere in mostra l'architettura Coreana è molto importantein un paese come l'Italia che ha bisogno di comprendere che l'architettura è una condizione necessaria non solo perla crescita economica di un paese ma anche per la sua crescita culturale. La mostra è costruita per frammenti, modelli, libri, disegni e fotografie definiscono un'idea di architettura che non cerca nel linguaggio la sua forma espressiva, ma nella qualità dei luoghi urbani che quest'architettura produce.

SECTIONS OF AUTONOMY, SIX KOREAN ARCHITECTS

GALOFARO, Luca
2017-01-01

Abstract

Questo catalogo della mostra sections of autonomy racconta il tentativo di una generazione di ripensare il rapporto tra architettura e luogo urbano, questi sei architetti cercano infatti di definire la città come spazio di vita collettivo. Ogni edificio definisce una precisa forma urbana in cui il limite tra publico e privato sembra svanire. Se da una parte cercano l'autonomia dalla tradizione, dall'altra dimostrano come la tradizione sia assimilata in un processo di contestualizzazione del progetto. La reciprocità tra edifici e spazio aperto è una caratteristica ricorrente di queste architetture che dimostrano come in soli sessant'anni un paese provato dalla guerra e dalla crisi economica, può essere ricostruito. Oggi è difficile immaginare che negli anni ‘50 del XX secolo la Corea era uno degli Stati più poveri al mondo. L'Asia continua ad attrarre l'attenzione, ma sono sempre la Cina dei grandi progetti e il Giappone della sperimentazione sull'architettura domestica al centro dello sguardo dell'occidente. La Corea non cerca di stupire con grandi progetti, e non trasforma la ricerca in un'esigenza dell'individuo ad esprimere i propri desideri, ma definisce i limiti di una nuova oggettività. Mettere in mostra l'architettura Coreana è molto importantein un paese come l'Italia che ha bisogno di comprendere che l'architettura è una condizione necessaria non solo perla crescita economica di un paese ma anche per la sua crescita culturale. La mostra è costruita per frammenti, modelli, libri, disegni e fotografie definiscono un'idea di architettura che non cerca nel linguaggio la sua forma espressiva, ma nella qualità dei luoghi urbani che quest'architettura produce.
2017
9788867640713
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/399410
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact