Sebbene le aree protette coprano il 12% del territorio nazionale (circa il 14% di quello europeo) e, indirettamente, quasi un terzo del territorio è interessato dalla loro presenza, i rapporti tra le politiche ambientali e quelle urbanistiche, territoriali e regionali, sono stati sinora caratterizzati da una sterile separatezza e le auspicate integrazioni tra parchi e contesto sono spesso rimaste mere enunciazioni di principio, senza mai trasformarsi in feconda pratica applicativa. Nel panorama internazionale, s'intravedono, invece, importanti risposte alle esigenze di raccordo e la separatezza lascia il posto, sempre più spesso, all’integrazione o alla convergenza. E' singolare il fatto che siano stati gli organismi internazionali preposti alla tutela della natura (vedi, in particolare, i numerosi documenti emanati dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) a sentire, per primi, l'esigenza di misurarsi coi problemi, le minacce, i bisogni e le attese di sviluppo delle regioni o dei contesti territoriali in cui si collocano. Di conseguenza, le politiche territoriali sono state indotte o costrette a riconoscere un ruolo di rilievo alle politiche per le aree protette: un ruolo “trasversale”, almeno in qualche misura trans-settoriale, che tende non tanto ad ampliare ma a ristrutturare l’agenda politica. L'urbanistica tradizionale sembra aver constatato solo adesso, e quindi in grave ritardo, il rilievo economico, territoriale e culturale che le politiche per le aree protette potrebbero avere anche nella prospettiva di nuove strategie per la rigenerazione urbana e territoriale, e per la progettazione di città più resilienti, in grado di rispondere efficacemente ai cambiamenti climatici in corso. Finalmente, dunque, si ha la percezione che parlare di Aree Protette significhi ancora parlare di Urbanistica. Peraltro, in una situazione di estrema fluidità dei fondamenti teorici della pianificazione, il dibattito sui piani e le politiche per i parchi potrebbe recare un contributo considerevole nell'orientare forme di cooperazione interdisciplinari, con il coinvolgimento di una gamma assai ampia di competenze – in particolare, attingendo dal campo delle scienze naturali, tradizionalmente poco frequentate dalla pianificazione urbanistico-territoriale e dalle scienze regionali – costringendo esperti e pianificatori ad uscire dai rispettivi recinti disciplinari, sperimentando approcci trans-scalari, cercando metodi nuovi per approfondire insieme le questioni ambientali e territoriali. In questa sessione di lavoro si intende raccogliere best practises, ricerche e sperimentazioni, sulla pianificazione dei parchi che tendono a situarsi su una nuova linea di frontiera e diventano anche il modo per affrontare molti dei problemi dello sviluppo territoriale contemporaneo (dalla difesa del suolo alla gestione delle acque, alla prevenzione degli inquinamenti, al risparmio energetico, alla valorizzazione delle diversità, alla tensione verso la qualità complessiva del territorio abitato), oltre che per misurarsi con alcuni dilemmi cruciali dell’attuale dibattito sulla pianificazione, come i rapporti tra interessi locali e interessi globali, tra valori naturali e valori culturali, tra diritti di proprietà e diritti ambientali, tra valutazione e progetto, tra regole e cooperazione.

C'è un futuro per le aree protette ?

SARGOLINI, Massimo
2016-01-01

Abstract

Sebbene le aree protette coprano il 12% del territorio nazionale (circa il 14% di quello europeo) e, indirettamente, quasi un terzo del territorio è interessato dalla loro presenza, i rapporti tra le politiche ambientali e quelle urbanistiche, territoriali e regionali, sono stati sinora caratterizzati da una sterile separatezza e le auspicate integrazioni tra parchi e contesto sono spesso rimaste mere enunciazioni di principio, senza mai trasformarsi in feconda pratica applicativa. Nel panorama internazionale, s'intravedono, invece, importanti risposte alle esigenze di raccordo e la separatezza lascia il posto, sempre più spesso, all’integrazione o alla convergenza. E' singolare il fatto che siano stati gli organismi internazionali preposti alla tutela della natura (vedi, in particolare, i numerosi documenti emanati dall'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) a sentire, per primi, l'esigenza di misurarsi coi problemi, le minacce, i bisogni e le attese di sviluppo delle regioni o dei contesti territoriali in cui si collocano. Di conseguenza, le politiche territoriali sono state indotte o costrette a riconoscere un ruolo di rilievo alle politiche per le aree protette: un ruolo “trasversale”, almeno in qualche misura trans-settoriale, che tende non tanto ad ampliare ma a ristrutturare l’agenda politica. L'urbanistica tradizionale sembra aver constatato solo adesso, e quindi in grave ritardo, il rilievo economico, territoriale e culturale che le politiche per le aree protette potrebbero avere anche nella prospettiva di nuove strategie per la rigenerazione urbana e territoriale, e per la progettazione di città più resilienti, in grado di rispondere efficacemente ai cambiamenti climatici in corso. Finalmente, dunque, si ha la percezione che parlare di Aree Protette significhi ancora parlare di Urbanistica. Peraltro, in una situazione di estrema fluidità dei fondamenti teorici della pianificazione, il dibattito sui piani e le politiche per i parchi potrebbe recare un contributo considerevole nell'orientare forme di cooperazione interdisciplinari, con il coinvolgimento di una gamma assai ampia di competenze – in particolare, attingendo dal campo delle scienze naturali, tradizionalmente poco frequentate dalla pianificazione urbanistico-territoriale e dalle scienze regionali – costringendo esperti e pianificatori ad uscire dai rispettivi recinti disciplinari, sperimentando approcci trans-scalari, cercando metodi nuovi per approfondire insieme le questioni ambientali e territoriali. In questa sessione di lavoro si intende raccogliere best practises, ricerche e sperimentazioni, sulla pianificazione dei parchi che tendono a situarsi su una nuova linea di frontiera e diventano anche il modo per affrontare molti dei problemi dello sviluppo territoriale contemporaneo (dalla difesa del suolo alla gestione delle acque, alla prevenzione degli inquinamenti, al risparmio energetico, alla valorizzazione delle diversità, alla tensione verso la qualità complessiva del territorio abitato), oltre che per misurarsi con alcuni dilemmi cruciali dell’attuale dibattito sulla pianificazione, come i rapporti tra interessi locali e interessi globali, tra valori naturali e valori culturali, tra diritti di proprietà e diritti ambientali, tra valutazione e progetto, tra regole e cooperazione.
2016
9788876031472
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/394769
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