L’Appennino Umbro-Marchigiano è una montagna plasmata dall’uomo che per millenni ne ha tratto fonte di sostentamento modificandone profondamente il paesaggio vegetale. Essa mantiene tuttavia un grande valore naturalistico, spesso connesso proprio con le attività produttive esercitate nei diversi habitat. Ne sono un classico esempio gli ecosistemi delle praterie montane, che si conservano solo grazie al mantenimento delle tradizionali attività agro-zootecniche (pascolo, sfalcio, ecc.). L’attivazione passata e presente delle risorse naturali ha dunque un ruolo fondamentale nella caratterizzazione ecologica degli ecosistemi appenninici, i quali risultano di difficile ed incompleta comprensione se non considerati anche nel loro divenire storico. Inoltre, la comprensione della storia del paesaggio diviene estremamente importante per confutare false credenze quali il mito del buon antenato che ci avrebbe trasmesso, grazie ad una visione illuminata degli equilibri naturali, un ambiente ricco e ben conservato (triste litania che troppo frequentemente si sente pronunciare da improvvisati cultori e tecnici del paesaggio o da amministratori locali). Vedremo che non è affatto così; l’agricoltura non è intrinsecamente amica della natura, dipende da che agricoltura e da quale ambiente; infatti, anche oggi, spesso l’agricoltura è la causa principale di processi di desertificazione, devastazione ambientale e perdita di biodiversità. Tuttavia non mancano esempi di processi produttivi che, invece, consento di mantenere un’ampia biodiversità ed un paesaggio equilibrato. Ovviamente è verso questa forma di produzione che bisognerebbe indirizzare gli sforzi e la ricerca scientifica, soprattutto nelle aree montane dove natura, agricoltura e cultura spesso riescono a trovare mirabili esempi di equilibrio e di ricchezza.

STORIA DEL PAESAGGIO, TRADIZIONE E INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA COME STRUMENTI DI SVILUPPO ECONOMICO E CONSERVAZIONE DEGLI AMBIENTI MONTANI

CATORCI, Andrea;SCOCCO, Paola;TARDELLA, Federico Maria
2016-01-01

Abstract

L’Appennino Umbro-Marchigiano è una montagna plasmata dall’uomo che per millenni ne ha tratto fonte di sostentamento modificandone profondamente il paesaggio vegetale. Essa mantiene tuttavia un grande valore naturalistico, spesso connesso proprio con le attività produttive esercitate nei diversi habitat. Ne sono un classico esempio gli ecosistemi delle praterie montane, che si conservano solo grazie al mantenimento delle tradizionali attività agro-zootecniche (pascolo, sfalcio, ecc.). L’attivazione passata e presente delle risorse naturali ha dunque un ruolo fondamentale nella caratterizzazione ecologica degli ecosistemi appenninici, i quali risultano di difficile ed incompleta comprensione se non considerati anche nel loro divenire storico. Inoltre, la comprensione della storia del paesaggio diviene estremamente importante per confutare false credenze quali il mito del buon antenato che ci avrebbe trasmesso, grazie ad una visione illuminata degli equilibri naturali, un ambiente ricco e ben conservato (triste litania che troppo frequentemente si sente pronunciare da improvvisati cultori e tecnici del paesaggio o da amministratori locali). Vedremo che non è affatto così; l’agricoltura non è intrinsecamente amica della natura, dipende da che agricoltura e da quale ambiente; infatti, anche oggi, spesso l’agricoltura è la causa principale di processi di desertificazione, devastazione ambientale e perdita di biodiversità. Tuttavia non mancano esempi di processi produttivi che, invece, consento di mantenere un’ampia biodiversità ed un paesaggio equilibrato. Ovviamente è verso questa forma di produzione che bisognerebbe indirizzare gli sforzi e la ricerca scientifica, soprattutto nelle aree montane dove natura, agricoltura e cultura spesso riescono a trovare mirabili esempi di equilibrio e di ricchezza.
2016
978-88-495-3096-4
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