«Un molino a vento che macina a vuoto». I regolamenti parlamentari e le commissioni di controllo nei rapporti tra Parlamento e Governo (1861-1920)

La tendenza dei governi, durante la Grande Guerra, a ‘fare a meno del Parlamento’, mediante il ricorso ai poteri, formalmente regi, di proroga e chiusura delle sessioni parlamentari, che si accompagnava all’ampiezza dei margini di manovra concessi al Governo dall’approvazione nel 1915 di una delega di pieni poteri, stimolò l'emersione della richiesta di istituzione di un sistema di commissioni ‘di controllo’. Se a cavallo tra gli anni della guerra e l’immediato primo dopoguerra, tanto alla Camera quanto al Senato, anche all’interno della classe politica liberale, si tendeva, nelle proposte principali, a chiedere che fossero istituite commissioni ‘temporanee’, furono parlamentari legati all'interventismo democratico, a spingere maggiormente, insieme ai socialisti, verso l’introduzione di commissioni permanenti.