Il fordismo, che ha segnato l’era delle grandi agglomerazioni urbane, ha messo in ombra il sistema delle interazioni identitarie tra comunità e territorio, molto evidente nelle società rurali tradizionali. Con la globalizzazione è riemersa l’attenzione per le specificità territoriali poiché, nel momento in cui ogni luogo riesce a collegarsi con le reti globali, le caratterizzazioni territoriali diventano vantaggi competitivi. Le risorse immobili possono così efficacemente legarsi alle risorse mobili (delle grandi reti globali, dove circolano denaro, lavoro, imprenditorialità, …) e dare origine ai processi di sviluppo. La grande transizione che attraversiamo pone al centro dell’attenzione la città non come inerte supporto delle attività antropiche, bensì come bene comune, come “culla e risultato dell’agire umano” , come sistema costitutivo delle relazioni che le città intrattengono con le dinamiche sociali, economiche e naturali. Sebbene lo spazio e il tempo si siano compressi, le distanze siano ormai relative e le barriere spaziali sembrino attenuate, le città non solo non hanno perso importanza, ma hanno addirittura aumentato la loro influenza in ambito economico, politico, sociale e culturale ed hanno continuato ad attrarre popolazione. Alla data odierna, più della metà della popolazione mondiale vive nelle città. Il mondo è diventato urbano ed il futuro dell’umanità è inestricabilmente legato al futuro delle città che presentano una gerarchia sempre più complessa e dinamica. Le città del XXI secolo, di grandi o piccole dimensioni, tendono a consolidarsi come spazi multiformi ed eterogenei, in cui convivono culture, voci e sguardi diversi e, talora, contrastanti. Il loro futuro si preannuncia appassionante e ricco di speranze nella misura in cui riescano a dotare di forte personalità e intensa carica simbolica gli ambiti urbani ordinari, specialmente nei contesti più degradati e frantumati, creando nuovi archetipi, tentando di colmare la scissione che tuttora esiste (e spinge una parte della popolazione a cercare conforto altrove) tra la città immaginata e quella vissuta. In questo scenario, le città debbono spingersi, con determinazione, verso nuovi orizzonti: 1, oltre la ricerca di decisioni partecipate, che pure sono essenziali per gestione democratica del bene, per fare i conti con le nuove geografie sensoriali urbane e con l'approfondimento del rapporto tra potere e nuove forme di comunicazione; 2, oltre le tolleranze verso gli stranieri, l’accoglienza dei profughi ed il lavoro agli immigrati, verso il pieno riconoscimento delle diversità; 3, oltre la sostenibilità, con l'apertura a una nuova concezione dell'abitabilità e con la capacità di affrontare gli sconvolgimenti climatici anche attraverso una diversa organizzazione della città; 4, oltre le coordinate spazio temporali e i riferimenti cartesiani, per riscoprire le geografie dell’invisibilità ; 5, oltre la separazione tra natura e città, attraverso la ricostruzione dei rapporti tra naturalità, ruralità e urbanità, riconoscendone la compresenza pervasiva in ogni angolo del pianeta ed individuando il ruolo del paesaggio come prezioso “ponte”; 6, oltre i valori locali, ricercando, con pervicacia, la complementarietà tra le “radici del proprio futuro” ed i valori universali, in un rapporto di profonda interazione che non cancella la possibilità di conflitti e contraddizioni; 7, oltre le forze endogene, le spinte localistiche e strettamente circoscritte ai circuiti locali per ricercare punti d’intersezioni con le reti globali.

Le ciità come luoghi d'intersezione tra locale e globale

SARGOLINI, Massimo
2011-01-01

Abstract

Il fordismo, che ha segnato l’era delle grandi agglomerazioni urbane, ha messo in ombra il sistema delle interazioni identitarie tra comunità e territorio, molto evidente nelle società rurali tradizionali. Con la globalizzazione è riemersa l’attenzione per le specificità territoriali poiché, nel momento in cui ogni luogo riesce a collegarsi con le reti globali, le caratterizzazioni territoriali diventano vantaggi competitivi. Le risorse immobili possono così efficacemente legarsi alle risorse mobili (delle grandi reti globali, dove circolano denaro, lavoro, imprenditorialità, …) e dare origine ai processi di sviluppo. La grande transizione che attraversiamo pone al centro dell’attenzione la città non come inerte supporto delle attività antropiche, bensì come bene comune, come “culla e risultato dell’agire umano” , come sistema costitutivo delle relazioni che le città intrattengono con le dinamiche sociali, economiche e naturali. Sebbene lo spazio e il tempo si siano compressi, le distanze siano ormai relative e le barriere spaziali sembrino attenuate, le città non solo non hanno perso importanza, ma hanno addirittura aumentato la loro influenza in ambito economico, politico, sociale e culturale ed hanno continuato ad attrarre popolazione. Alla data odierna, più della metà della popolazione mondiale vive nelle città. Il mondo è diventato urbano ed il futuro dell’umanità è inestricabilmente legato al futuro delle città che presentano una gerarchia sempre più complessa e dinamica. Le città del XXI secolo, di grandi o piccole dimensioni, tendono a consolidarsi come spazi multiformi ed eterogenei, in cui convivono culture, voci e sguardi diversi e, talora, contrastanti. Il loro futuro si preannuncia appassionante e ricco di speranze nella misura in cui riescano a dotare di forte personalità e intensa carica simbolica gli ambiti urbani ordinari, specialmente nei contesti più degradati e frantumati, creando nuovi archetipi, tentando di colmare la scissione che tuttora esiste (e spinge una parte della popolazione a cercare conforto altrove) tra la città immaginata e quella vissuta. In questo scenario, le città debbono spingersi, con determinazione, verso nuovi orizzonti: 1, oltre la ricerca di decisioni partecipate, che pure sono essenziali per gestione democratica del bene, per fare i conti con le nuove geografie sensoriali urbane e con l'approfondimento del rapporto tra potere e nuove forme di comunicazione; 2, oltre le tolleranze verso gli stranieri, l’accoglienza dei profughi ed il lavoro agli immigrati, verso il pieno riconoscimento delle diversità; 3, oltre la sostenibilità, con l'apertura a una nuova concezione dell'abitabilità e con la capacità di affrontare gli sconvolgimenti climatici anche attraverso una diversa organizzazione della città; 4, oltre le coordinate spazio temporali e i riferimenti cartesiani, per riscoprire le geografie dell’invisibilità ; 5, oltre la separazione tra natura e città, attraverso la ricostruzione dei rapporti tra naturalità, ruralità e urbanità, riconoscendone la compresenza pervasiva in ogni angolo del pianeta ed individuando il ruolo del paesaggio come prezioso “ponte”; 6, oltre i valori locali, ricercando, con pervicacia, la complementarietà tra le “radici del proprio futuro” ed i valori universali, in un rapporto di profonda interazione che non cancella la possibilità di conflitti e contraddizioni; 7, oltre le forze endogene, le spinte localistiche e strettamente circoscritte ai circuiti locali per ricercare punti d’intersezioni con le reti globali.
2011
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