Questa breve riflessione prende le mosse da una ricerca già pubblicata per i litotipi della Springer (Urban landscape. Environmentale network and quality of life, 2012), e ne coglie le assonanze e le complementarietà con un altro pensiero elaborato dalla Fondazione Fabbri di Pieve di Soligo, in cui Aldo Bonomi e Roberto Masiero ("Da Smart City a Smart Land", 2014) integrano e completano alcune intuizioni territoriali fornendo nuova luce sui cambiamenti in atto, dal punto di vista comunitario-evolutivo e dei processi di produzione. Il denominatore comune sembra essere il riconoscimento della perdita di senso delle azioni progettuali puntuali e localistiche da ripensare e rimettere in gioco nelle profonde relazioni che innescano con un ambito territoriale più esteso. Da una parte, la spinta al consumo di suolo naturale, avvenuta inopinatamente, in molte aree agricole ora invase da inutili infrastrutture, residenze diffuse, o volumi di grandi dimensioni adibiti ad uso agricolo o industriale e altri manufatti spesso inutilizzati; dall'altra, un mondo di aree protette che è numericamente cresciuto, negli ultimi vent'anni, sino a coprire quasi il 12% del territorio nazionale ma, salvo rare eccezioni, senza avere la capacità di contaminare fertilemente i contesti in cui gli stessi ambienti tutelati ricadevano. La separatezza tra gli obiettivi della trasformazione per la produzione e quelli della conservazione dei beni ambientali e storico architettonici, nelle loro molteplici espressioni, ha prodotto asfissie e sterilità. Nuove continuità ambientali potranno divenire strutture di rifondazione di smart land "in grado di porre la cultura del parco non più ai margini, rispetto ai processi di sviluppo, ma dentro la metamorfosi degli stili di vita e di consumo” (Bonomi A., Masiero R., 2014).

La rete ecologica regionale per la rigenerazione urbana. Il caso studio del Conero.

SARGOLINI, Massimo;CAPRODOSSI, Roberta
2015-01-01

Abstract

Questa breve riflessione prende le mosse da una ricerca già pubblicata per i litotipi della Springer (Urban landscape. Environmentale network and quality of life, 2012), e ne coglie le assonanze e le complementarietà con un altro pensiero elaborato dalla Fondazione Fabbri di Pieve di Soligo, in cui Aldo Bonomi e Roberto Masiero ("Da Smart City a Smart Land", 2014) integrano e completano alcune intuizioni territoriali fornendo nuova luce sui cambiamenti in atto, dal punto di vista comunitario-evolutivo e dei processi di produzione. Il denominatore comune sembra essere il riconoscimento della perdita di senso delle azioni progettuali puntuali e localistiche da ripensare e rimettere in gioco nelle profonde relazioni che innescano con un ambito territoriale più esteso. Da una parte, la spinta al consumo di suolo naturale, avvenuta inopinatamente, in molte aree agricole ora invase da inutili infrastrutture, residenze diffuse, o volumi di grandi dimensioni adibiti ad uso agricolo o industriale e altri manufatti spesso inutilizzati; dall'altra, un mondo di aree protette che è numericamente cresciuto, negli ultimi vent'anni, sino a coprire quasi il 12% del territorio nazionale ma, salvo rare eccezioni, senza avere la capacità di contaminare fertilemente i contesti in cui gli stessi ambienti tutelati ricadevano. La separatezza tra gli obiettivi della trasformazione per la produzione e quelli della conservazione dei beni ambientali e storico architettonici, nelle loro molteplici espressioni, ha prodotto asfissie e sterilità. Nuove continuità ambientali potranno divenire strutture di rifondazione di smart land "in grado di porre la cultura del parco non più ai margini, rispetto ai processi di sviluppo, ma dentro la metamorfosi degli stili di vita e di consumo” (Bonomi A., Masiero R., 2014).
2015
9788876031342
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