Il volume raccoglie una serie di progetti sperimentali legati al tema della residenza, partendo dalle case provvisorie sino ad arrivare ai grandi progetti urbani. In particolar modo la sperimentazione si basa sulla ricerca di nuove tipologie abitative legate alla sostenibilità, alla flessibilità spaziale e costruttiva e all'automazione coinvolgendo anche l'aspetto, molto attuale, rivolto all'emergenza abitativa in caso di disastri naturali. La ricerca che accompagna i progetti presentati nel volume può essere definita sperimentale nel senso che vengono analizzati gli aspetti percettivi ed emozionali applicati allo spazio architettonico. Queste intuizioni prendono spunto da una serie di eventi legati alla realtà contemporanea che influenzando il pensiero e il comportamento dell’individuo, modificano lo spazio architettonico, il luogo in cui il soggetto vive e abita,. sia collettivamente che singolarmente . Stiamo parlando di fenomeni che interessano le metropoli come la mobilità, le istituzioni, gli spazi pubblici, oppure fenomeni naturali causati dai cambiamenti climatici come desertificazione, inondazioni, terremoti, alluvioni, oppure ancora eventi che, pur interagendo con differenti culture e razze, possiedono tutti dei comuni denominatori caratterizzati da termini come informatizzazione, consumismo, emigrazione, immigrazione La ricerca progettuale si pone quindi come possibile risposta ad una serie di eventi, o, in alcuni casi, piuttosto come previsione, approdando a soluzioni utopistiche. Tutto ciò lascia intendere che si lavora su spazi "estremi", posti al "di fuori" delle regole architettoniche tradizionali, spazi in cui il concetto di fenomeno è contaminato da alcune fondamentali concezioni filosofiche (di Foucault, di Deleuze, di Merleau Ponty, basate sul legame ambiente-soggetto-individuo, ma anche da regole matematiche o scientifiche, da sempre strumentali all'architettura. Si opera su spazi caratterizzati da antinomie che fanno parte del linguaggio parlato e scritto come: chiuso-aperto, dentro-fuori, visibile-invisibile, caos-ordine, razionale-organico, sotto-sopra. Questi termini contrastanti (da sempre oggetto di studi filosofici) non raggiungono mai lo stato d'equilibrio tipico della tradizione, aspetto che conferiva all'individuo una sicurezza emotiva (nella classicità si ricercavano l'equilibrio tra proporzioni, tra vuoti e pieni, ecc..), ma, al contrario, proprio nel conflitto e nel contrasto più estremo, trovano motivo di esistere, creando nuove e diverse tensioni, in grado di suscitare piuttosto condizioni spaesanti all'individuo, come spaesante è la realtà in cui viviamo. Per raggiungere condizioni spaziali estreme si utilizza il tema del movimento come strumento che pone in evidenza, un'architettura complessa, ma soprattutto non statica. Su questo specifico tema basiamo la nostra ricerca che si sviluppa sostanzialmente in due direzioni. La prima riguarda il movimento dell'individuo, che si riferisce allo spazio dell'erranza, rappresentato dal vuoto, lo spazio liscio, in cui si fonda il principio della percezione visiva e in cui l'elemento fondamentale diventa il percorso. Attraversando il territorio l'individuo percepisce lo spazio e in tal senso l'architettura diviene un indumento da indossare e da portare con se, per poi essere abbandonato sul territorio, una volta utilizzato. La seconda si riferisce al movimento dell'architettura nel momento in cui quest'ultima acquisisce soggettività, sostituendosi all'individuo. Attraverso lo spostamento di parti o elementi architettonici nello spazio, (seguendo un movimento come slittamento, rotazione, scorrimento, ribaltamento), è possibile raggiungere infinite condizioni spaziali in un relativo breve lasso di tempo, senza che nessuna qualità spaziale prevalga sulle altre. Questo rappresenta un altro e diverso modo di percepire lo spazio, in cui l'architettura si esprime, non più solo attraverso la ricerca di forma, che per noi assume un carattere deduttivo, ma attraverso il puro e semplice gesto. Solo attraverso l'azione si ottiene il raggiungimento di espressività sempre diverse. Per rafforzare questo concetto, le architetture presentate assumono un carattere povero. Vengono utilizzate delle forme semplici ed essenziali, supportate dall'uso di materiali semplici e a basso costo, ma anche dall'impiego di una tecnologia altamente innovativa. (sistemi di automazione).Tutto questo non esclude l'aspetto scenico e illusorio che produce l'architettura, proprio attraverso i propri gesti quotidiani. Vetrate serigrafate che scorrono, pareti disegnate che ruotano, elementi luminosi che, spostandosi, variano continuamente la percezione dello spazio, creando particolari effetti ottici. Ogni architettura si trasforma in un'opera teatrale che non ha inizio né fine e non possiede una trama prestabilita, ma si esprime liberamente senza l'utilizzo di un copione. Per questo ed altri motivi è possibile affermare che i progetti presentati nel volume si avvicinano a quella che può essere definita come"architettura cinetica". E' fondamentale rilevare infine che tutte le strutture sono pensate per rispondere ai canoni di biocompatibilità e d'autosufficienza. Nello specifico le architetture del movimento sono caratterizzate da materiali naturali o riciclati, mentre le architetture in movimento vengono costruite attraverso sistemi d'automazione, sistemi intelligenti in grado di rispondere a comfort abitativi tecnologicamente innovativi.

FROM THE TEMPORARY HOUSE TO THE LIVING UNIT. Vol.secondo

EMILI, Anna Rita
2014-01-01

Abstract

Il volume raccoglie una serie di progetti sperimentali legati al tema della residenza, partendo dalle case provvisorie sino ad arrivare ai grandi progetti urbani. In particolar modo la sperimentazione si basa sulla ricerca di nuove tipologie abitative legate alla sostenibilità, alla flessibilità spaziale e costruttiva e all'automazione coinvolgendo anche l'aspetto, molto attuale, rivolto all'emergenza abitativa in caso di disastri naturali. La ricerca che accompagna i progetti presentati nel volume può essere definita sperimentale nel senso che vengono analizzati gli aspetti percettivi ed emozionali applicati allo spazio architettonico. Queste intuizioni prendono spunto da una serie di eventi legati alla realtà contemporanea che influenzando il pensiero e il comportamento dell’individuo, modificano lo spazio architettonico, il luogo in cui il soggetto vive e abita,. sia collettivamente che singolarmente . Stiamo parlando di fenomeni che interessano le metropoli come la mobilità, le istituzioni, gli spazi pubblici, oppure fenomeni naturali causati dai cambiamenti climatici come desertificazione, inondazioni, terremoti, alluvioni, oppure ancora eventi che, pur interagendo con differenti culture e razze, possiedono tutti dei comuni denominatori caratterizzati da termini come informatizzazione, consumismo, emigrazione, immigrazione La ricerca progettuale si pone quindi come possibile risposta ad una serie di eventi, o, in alcuni casi, piuttosto come previsione, approdando a soluzioni utopistiche. Tutto ciò lascia intendere che si lavora su spazi "estremi", posti al "di fuori" delle regole architettoniche tradizionali, spazi in cui il concetto di fenomeno è contaminato da alcune fondamentali concezioni filosofiche (di Foucault, di Deleuze, di Merleau Ponty, basate sul legame ambiente-soggetto-individuo, ma anche da regole matematiche o scientifiche, da sempre strumentali all'architettura. Si opera su spazi caratterizzati da antinomie che fanno parte del linguaggio parlato e scritto come: chiuso-aperto, dentro-fuori, visibile-invisibile, caos-ordine, razionale-organico, sotto-sopra. Questi termini contrastanti (da sempre oggetto di studi filosofici) non raggiungono mai lo stato d'equilibrio tipico della tradizione, aspetto che conferiva all'individuo una sicurezza emotiva (nella classicità si ricercavano l'equilibrio tra proporzioni, tra vuoti e pieni, ecc..), ma, al contrario, proprio nel conflitto e nel contrasto più estremo, trovano motivo di esistere, creando nuove e diverse tensioni, in grado di suscitare piuttosto condizioni spaesanti all'individuo, come spaesante è la realtà in cui viviamo. Per raggiungere condizioni spaziali estreme si utilizza il tema del movimento come strumento che pone in evidenza, un'architettura complessa, ma soprattutto non statica. Su questo specifico tema basiamo la nostra ricerca che si sviluppa sostanzialmente in due direzioni. La prima riguarda il movimento dell'individuo, che si riferisce allo spazio dell'erranza, rappresentato dal vuoto, lo spazio liscio, in cui si fonda il principio della percezione visiva e in cui l'elemento fondamentale diventa il percorso. Attraversando il territorio l'individuo percepisce lo spazio e in tal senso l'architettura diviene un indumento da indossare e da portare con se, per poi essere abbandonato sul territorio, una volta utilizzato. La seconda si riferisce al movimento dell'architettura nel momento in cui quest'ultima acquisisce soggettività, sostituendosi all'individuo. Attraverso lo spostamento di parti o elementi architettonici nello spazio, (seguendo un movimento come slittamento, rotazione, scorrimento, ribaltamento), è possibile raggiungere infinite condizioni spaziali in un relativo breve lasso di tempo, senza che nessuna qualità spaziale prevalga sulle altre. Questo rappresenta un altro e diverso modo di percepire lo spazio, in cui l'architettura si esprime, non più solo attraverso la ricerca di forma, che per noi assume un carattere deduttivo, ma attraverso il puro e semplice gesto. Solo attraverso l'azione si ottiene il raggiungimento di espressività sempre diverse. Per rafforzare questo concetto, le architetture presentate assumono un carattere povero. Vengono utilizzate delle forme semplici ed essenziali, supportate dall'uso di materiali semplici e a basso costo, ma anche dall'impiego di una tecnologia altamente innovativa. (sistemi di automazione).Tutto questo non esclude l'aspetto scenico e illusorio che produce l'architettura, proprio attraverso i propri gesti quotidiani. Vetrate serigrafate che scorrono, pareti disegnate che ruotano, elementi luminosi che, spostandosi, variano continuamente la percezione dello spazio, creando particolari effetti ottici. Ogni architettura si trasforma in un'opera teatrale che non ha inizio né fine e non possiede una trama prestabilita, ma si esprime liberamente senza l'utilizzo di un copione. Per questo ed altri motivi è possibile affermare che i progetti presentati nel volume si avvicinano a quella che può essere definita come"architettura cinetica". E' fondamentale rilevare infine che tutte le strutture sono pensate per rispondere ai canoni di biocompatibilità e d'autosufficienza. Nello specifico le architetture del movimento sono caratterizzate da materiali naturali o riciclati, mentre le architetture in movimento vengono costruite attraverso sistemi d'automazione, sistemi intelligenti in grado di rispondere a comfort abitativi tecnologicamente innovativi.
2014
9788895459165
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/370384
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