Il Convegno è articolato in tre sessioni, di cui le prime tre dedicate, rispettivamente, al controllo di legalità della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile. L’iniziativa si propone di offrire un’occasione di discussione e di confronto sul tema dei rapporti fra magistratura e potere (politico) amministrativo in uno dei settori cruciali della vita sociale, qual è quello dell’amministrazione della cosa pubblica. Quello del sindacato dei giudici sulla legittimità degli atti amministrativi è un vecchio tema, ma dal fortissimo aggancio con l’attualità, che si ripresenta, con cadenze ricorrenti, da numerosi anni. Tale sindacato può determinare esiti politici squilibrati: è perciò necessario limitarlo nei suoi esatti confini, per evitare di trasformarlo di fatto in un potere di indirizzo dell’attività amministrativa. Il tema del sindacato apre quindi a livello istituzionale una questione fondamentale per uno Stato di diritto: come bilanciare, nell’ambito della fisiologica divisione dei poteri voluta dal vigente sistema costituzionale, due esigenze radicalmente eterogenee e tendenzialmente opposte: quella di garantire che la pubblica amministrazione non subisca alcuna limitazione nei suoi poteri istituzionali preservando quell’area tradizionalmente riservata alla sua discrezionalità, e la contrapposta ma complementare esigenza di predisporre un efficace sistema di tutela della legalità e dell’imparzialità dell’esercizio delle funzioni della pubblica amministrazione. L’argomento del Convegno riporta dunque l’attenzione al principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri nello Stato di diritto, e riapre il discorso sulla linea di confine fra l’attività esecutiva e quella giudiziaria che passa attraverso il più generale problema di stabilire in quali termini ed entro quali limiti rispetto al potere amministrativo possa parlarsi di “riserva”, cioè di uno spazio di competenza specifica all’interno del quale è fatto divieto per i giudici di prendere decisioni che interferiscano con l’autonomia della funzione amministrativa, che la Costituzione (art 97) vuole imparziale ma anche efficiente. Questo complesso di temi e problemi coinvolge numerosi settori dell’ordinamento giuridico, in primis il diritto penale e il diritto amministrativo, ma il Convegno risponde anche all’intento di far dialogare giuristi, amministratori pubblici e politici intorno alla necessità di trovare un baricentro unitario fra le due esigenze sopra indicate che, mantenendo fermo il principio che i funzionari debbono rispondere degli illeciti commessi nell’esercizio delle loro funzioni, limiti il controllo dei giudici sulla loro attività entro confini compatibili col principio costituzionale della divisione dei poteri.

Magistratura e potere esecutivo. I controlli della violazione di legalità dell’azione amministrativa

LORENZOTTI, Fabrizio;
2012-01-01

Abstract

Il Convegno è articolato in tre sessioni, di cui le prime tre dedicate, rispettivamente, al controllo di legalità della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile. L’iniziativa si propone di offrire un’occasione di discussione e di confronto sul tema dei rapporti fra magistratura e potere (politico) amministrativo in uno dei settori cruciali della vita sociale, qual è quello dell’amministrazione della cosa pubblica. Quello del sindacato dei giudici sulla legittimità degli atti amministrativi è un vecchio tema, ma dal fortissimo aggancio con l’attualità, che si ripresenta, con cadenze ricorrenti, da numerosi anni. Tale sindacato può determinare esiti politici squilibrati: è perciò necessario limitarlo nei suoi esatti confini, per evitare di trasformarlo di fatto in un potere di indirizzo dell’attività amministrativa. Il tema del sindacato apre quindi a livello istituzionale una questione fondamentale per uno Stato di diritto: come bilanciare, nell’ambito della fisiologica divisione dei poteri voluta dal vigente sistema costituzionale, due esigenze radicalmente eterogenee e tendenzialmente opposte: quella di garantire che la pubblica amministrazione non subisca alcuna limitazione nei suoi poteri istituzionali preservando quell’area tradizionalmente riservata alla sua discrezionalità, e la contrapposta ma complementare esigenza di predisporre un efficace sistema di tutela della legalità e dell’imparzialità dell’esercizio delle funzioni della pubblica amministrazione. L’argomento del Convegno riporta dunque l’attenzione al principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri nello Stato di diritto, e riapre il discorso sulla linea di confine fra l’attività esecutiva e quella giudiziaria che passa attraverso il più generale problema di stabilire in quali termini ed entro quali limiti rispetto al potere amministrativo possa parlarsi di “riserva”, cioè di uno spazio di competenza specifica all’interno del quale è fatto divieto per i giudici di prendere decisioni che interferiscano con l’autonomia della funzione amministrativa, che la Costituzione (art 97) vuole imparziale ma anche efficiente. Questo complesso di temi e problemi coinvolge numerosi settori dell’ordinamento giuridico, in primis il diritto penale e il diritto amministrativo, ma il Convegno risponde anche all’intento di far dialogare giuristi, amministratori pubblici e politici intorno alla necessità di trovare un baricentro unitario fra le due esigenze sopra indicate che, mantenendo fermo il principio che i funzionari debbono rispondere degli illeciti commessi nell’esercizio delle loro funzioni, limiti il controllo dei giudici sulla loro attività entro confini compatibili col principio costituzionale della divisione dei poteri.
2012
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/365781
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