Fabrizio Lorenzotti: Marche e Umbria tra gestione del territorio e interventi per il terremoto, in Poteri regionali ed urbanistica comunale, Atti del 7° Conv. Naz. AIDU, Lecce 19-20 nov. 2004, Giuffrè, Milano, 2005, a cura di Ferrari, Portaluri e Sticchi Damiani. Il lavoro è diviso in quattro parti: le prime due esaminano il quadro degli strumenti urbanistici regionali, provinciali e comunali, rispettivamente, della Regione Marche e della Regione Umbria; la terza parte esamina un particolare tipo di strumenti, i programmi di recupero, utilizzati dalle due Regioni per la ricostruzione post sisma del 1997; la quarta parte contiene le valutazioni conclusive sul funzionamento degli strumenti urbanistici nelle due Regioni. Nella prima parte, assume un rilievo determinante la legge urbanistica regionale Marche 5 agosto 1992, n. 34, caratterizzata da una stretta connessione tra urbanistica e tutela del paesaggio, dalla semplificazione dei procedimenti di formazione degli strumenti urbanistici, dall’attribuzione agli enti locali delle funzioni amministrative in materia. Il sistema della pianificazione territoriale è composto da quattro tipi di piani: i primi due, di competenza regionale, sono il piano paesistico ambientale regionale (PPAR), quale carta fondamentale delle forme di tutela del territorio e il piano di inquadramento territoriale (PIT), contenente il disegno generale delle trasformazioni territoriali in funzione dello sviluppo economico e sociale; il terzo tipo di piano è costituito dai piani territoriali di coordinamento (PTC), di competenza delle Province, quali strumenti di indirizzo generale per l’assetto del territorio; il quarto elemento del sistema è dato dai piani regolatori generali (PRG) dei Comuni. Sotto quest’aspetto, la legge regionale ha voluto superare la precedente suddivisione degli strumenti urbanistici generali comunali in piani regolatori e programmi di fabbricazione, imponendo l’unico modello del PRG obbligatoriamente adeguato al PPAR. Vengono anche esaminate le prospettive di riforma di questa legislazione, basate sulla introduzione del principio di copianificazione tra Regione ed enti locali delle scelte fondamentali contenute negli strumenti di governo del territorio; sull’attuazione del principio di sussidiarietà con l’attribuzione ai Comuni di tutte le funzioni amministrative non espressamente demandate dalle leggi, per ragioni di differenziazione e adeguatezza, a Province e Regione; sull’articolazione in tre parti del PRG: un piano strutturale contenente programmi ed indirizzi generali, un piano comunale operativo, con disposizioni di dettaglio, di durata quinquennale, un regolamento urbanistico-edilizio, riguardante gli interventi diretti al recupero dell’edilizia esistente. Le previsioni della pianificazione, al fine di conseguire l’equo trattamento dei proprietari dei suoli interessati dalle trasformazioni nonché la complessiva riqualificazione del territorio, sono attuate sulla base di criteri di perequazione e di compensazione stabiliti dai piani regolatori, parte strutturale. Nella seconda parte, viene esaminato il sistema di pianificazione della Regione Umbria, costituito dal piano urbanistico territoriale (PUT) - che persegue l’obiettivo di uno sviluppo compatibile con i caratteri ambientali, insediativi, culturali, economici e sociali della Regione -, dal piano territoriale di coordinamento delle Province e dai piani regolatori generali comunali. Un elemento caratterizzante tutto il sistema è la cooperazione interistituzionale tra i diversi soggetti responsabili per il governo del territorio, che utilizza ampiamente i moduli negoziali: intese, accordi e contratti d’area tra le istituzioni. Per quanto riguarda le prospettive di riforma, vengono esaminati: la possibilità per i Comuni di proporre modifiche direttamente incidenti sui piani sovracomunali; la facoltà per i soggetti privati di proporre, in fase di formazione dei PRG, iniziative di rilevante interesse per la comunità locale; l’introduzione di criteri di perequazione dei diritti edificatori e di forme di premialità degli indici edificatori per gli interventi di riqualificazione urbana. Nella parte terza, dedicata agli strumenti urbanistici per la ricostruzione post sisma, viene esaminata la strategia di intervento basata, a differenza di quanto accaduto in altre parti del territorio nazionale, su pochissime leggi, a struttura molto semplice, che hanno stabilito i principi e le regole fondamentali senza invadere, con troppi dettagli, il campo da riservare all’attività amministrativa. La quarta parte si occupa delle valutazioni: una importante differenza tra le due Regioni sta nel fatto che l’Umbria ha maggiormente sviluppato le procedure di copianificazione tra Regione ed enti locali, mentre le Marche ancora si caratterizzano per una pianificazione a cascata, che dal livello territoriale maggiore discende verso i livelli di minore dimensione.

Marche e Umbria tra gestione del territorio e interventi per il terremoto

LORENZOTTI, Fabrizio
2005-01-01

Abstract

Fabrizio Lorenzotti: Marche e Umbria tra gestione del territorio e interventi per il terremoto, in Poteri regionali ed urbanistica comunale, Atti del 7° Conv. Naz. AIDU, Lecce 19-20 nov. 2004, Giuffrè, Milano, 2005, a cura di Ferrari, Portaluri e Sticchi Damiani. Il lavoro è diviso in quattro parti: le prime due esaminano il quadro degli strumenti urbanistici regionali, provinciali e comunali, rispettivamente, della Regione Marche e della Regione Umbria; la terza parte esamina un particolare tipo di strumenti, i programmi di recupero, utilizzati dalle due Regioni per la ricostruzione post sisma del 1997; la quarta parte contiene le valutazioni conclusive sul funzionamento degli strumenti urbanistici nelle due Regioni. Nella prima parte, assume un rilievo determinante la legge urbanistica regionale Marche 5 agosto 1992, n. 34, caratterizzata da una stretta connessione tra urbanistica e tutela del paesaggio, dalla semplificazione dei procedimenti di formazione degli strumenti urbanistici, dall’attribuzione agli enti locali delle funzioni amministrative in materia. Il sistema della pianificazione territoriale è composto da quattro tipi di piani: i primi due, di competenza regionale, sono il piano paesistico ambientale regionale (PPAR), quale carta fondamentale delle forme di tutela del territorio e il piano di inquadramento territoriale (PIT), contenente il disegno generale delle trasformazioni territoriali in funzione dello sviluppo economico e sociale; il terzo tipo di piano è costituito dai piani territoriali di coordinamento (PTC), di competenza delle Province, quali strumenti di indirizzo generale per l’assetto del territorio; il quarto elemento del sistema è dato dai piani regolatori generali (PRG) dei Comuni. Sotto quest’aspetto, la legge regionale ha voluto superare la precedente suddivisione degli strumenti urbanistici generali comunali in piani regolatori e programmi di fabbricazione, imponendo l’unico modello del PRG obbligatoriamente adeguato al PPAR. Vengono anche esaminate le prospettive di riforma di questa legislazione, basate sulla introduzione del principio di copianificazione tra Regione ed enti locali delle scelte fondamentali contenute negli strumenti di governo del territorio; sull’attuazione del principio di sussidiarietà con l’attribuzione ai Comuni di tutte le funzioni amministrative non espressamente demandate dalle leggi, per ragioni di differenziazione e adeguatezza, a Province e Regione; sull’articolazione in tre parti del PRG: un piano strutturale contenente programmi ed indirizzi generali, un piano comunale operativo, con disposizioni di dettaglio, di durata quinquennale, un regolamento urbanistico-edilizio, riguardante gli interventi diretti al recupero dell’edilizia esistente. Le previsioni della pianificazione, al fine di conseguire l’equo trattamento dei proprietari dei suoli interessati dalle trasformazioni nonché la complessiva riqualificazione del territorio, sono attuate sulla base di criteri di perequazione e di compensazione stabiliti dai piani regolatori, parte strutturale. Nella seconda parte, viene esaminato il sistema di pianificazione della Regione Umbria, costituito dal piano urbanistico territoriale (PUT) - che persegue l’obiettivo di uno sviluppo compatibile con i caratteri ambientali, insediativi, culturali, economici e sociali della Regione -, dal piano territoriale di coordinamento delle Province e dai piani regolatori generali comunali. Un elemento caratterizzante tutto il sistema è la cooperazione interistituzionale tra i diversi soggetti responsabili per il governo del territorio, che utilizza ampiamente i moduli negoziali: intese, accordi e contratti d’area tra le istituzioni. Per quanto riguarda le prospettive di riforma, vengono esaminati: la possibilità per i Comuni di proporre modifiche direttamente incidenti sui piani sovracomunali; la facoltà per i soggetti privati di proporre, in fase di formazione dei PRG, iniziative di rilevante interesse per la comunità locale; l’introduzione di criteri di perequazione dei diritti edificatori e di forme di premialità degli indici edificatori per gli interventi di riqualificazione urbana. Nella parte terza, dedicata agli strumenti urbanistici per la ricostruzione post sisma, viene esaminata la strategia di intervento basata, a differenza di quanto accaduto in altre parti del territorio nazionale, su pochissime leggi, a struttura molto semplice, che hanno stabilito i principi e le regole fondamentali senza invadere, con troppi dettagli, il campo da riservare all’attività amministrativa. La quarta parte si occupa delle valutazioni: una importante differenza tra le due Regioni sta nel fatto che l’Umbria ha maggiormente sviluppato le procedure di copianificazione tra Regione ed enti locali, mentre le Marche ancora si caratterizzano per una pianificazione a cascata, che dal livello territoriale maggiore discende verso i livelli di minore dimensione.
2005
8814121907
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